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Immagine del redattoreElpidio Pezzella

Coperti di rosso

Venite quindi e discutiamo assieme, dice l’Eterno, anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana.

Isaia 1:18

In questo periodo dell’anno gli scaffali dei negozi si riempiono di oggetti e indumenti di colore rosso. Si sfoggiano pigiami e maglioni in tinta per Natale, mentre per fine anno non deve mancare assolutamente l’intimo. Si seguono tradizioni e usanze in modo quasi meccanico, senza chiedersi il senso di quel che si fa. Nel simbolismo orientale, in Cina, il rosso è il colore della buona sorte, legata all’antica leggenda ove il rosso è utilizzato per scacciare il Niàn, la bestia che mangia gli uomini. Così in maniera fantasiosa si è continuato a usare il rosso per scacciare gli spiriti cattivi. Altri farebbero risalire questa tradizione invece al tempo dell’imperatore Ottaviano, quando in occasione del Capodanno Romano si indossava qualcosa di rosso per rappresentare il potere, il cuore e la salute. Quindi il colore rosso rappresenterebbe una sorgente di energia, fuoco e passione, forza e anche buona sorte. Così anche per il cristiano?


Oltre all’omonimo Mar Rosso, la Bibbia presenta una delle coperture del tabernacolo di questo colore, preannunciando qualcosa di spiritualmente importante. Infatti, più avanti il profeta Isaia dipinge di rosso intenso il peccato che Dio vuole rendere bianco come la neve. Il profeta parla ad un popolo che alla luce del peccato che si portava dietro meritava di essere totalmente distrutto dal Signore. Giuda e Gerusalemme avevano peccato contro Dio ripetutamente. Eppure, proprio qui vediamo l’amore di Dio che lo esorta, come è scritto nei versi successivi, a ravvedersi e a tornare a Lui. Dio non vuole punirli e fa appello al loro cuore, dimostrando così che lo vuole unicamente benedire. Meritavano a tutti gli effetti e come frutto del loro operato una terribile punizione. Eppure, Dio li invita a riflettere sulla loro condotta e a ravvedersi per poterli benedire, offrendo loro pieno perdono. Purtroppo il nostro atteggiamento ostile in alcune circostanze chiude le fonti della benedizione divina.


Il messaggio del profeta Isaia, infatti, diceva anche “Quando stendete le vostre mani, io nascondo i miei occhi da voi; anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto; le vostre mani sono piene di sangue” (1:15). Dio non ascoltava le preghiere e non le esaudiva perché le mani che si alzavano verso di Lui erano sporche di peccati, rosso peccato. Potrebbe risultare sorprendente come proprio il popolo abituato ad accostarsi a Dio, dimentica che pregare non serve a nulla se la propria vita non è liberata dai peccati. L’amore e il timore sono sinceri quando producono un reale cambiamento nella nostra vita. Tale discorso arriva fino a noi, dato che nel Nuovo Testamento troviamo lo stesso insegnamento proposto da parte dell’apostolo Paolo: “Voglio dunque che gli uomini preghino in ogni luogo, alzando le mani pure, senza ira e dispute” (1 Timoteo 2:8). Penso che le nostre già poche e ridotte preghiere se passate a tale filtro diventeranno ancor di meno, o forse potrebbero modificarsi da richieste a suppliche di misericordia come quella del pubblicano sulla soglia del tempio.


Proprio questo periodo di avvento e di attesa dovrebbe favorirci a liberare il cuore dai cattivi sentimenti come odio, risentimento, rancore, invidia, gelosia, e da quei pensieri che non vengono dall’Alto. Qualche volta ci ergiamo a paladini della verità e/o ad amministratori equi di giustizia, ma poi scopriamo che siamo bravissimi a giustificarci e scusarci senza pentirci, senza riuscire a tollerare i difetti degli altri, a perdonare i torti subiti. Imperterriti come dei “sepolcri imbiancati” andiamo avanti come se niente fosse. Se per qualcuno non sarà facile perdonare, per altri è ancor più difficile perdonarsi. Quanto resta difficile ammettere un nostro sbaglio. Anche davanti all’evidenza recalcitriamo non per timore della condanna altrui, ma perché forse ci pesa ammettere le nostre mancanze e di conseguenza che non siamo infallibili, come supponevamo. Talvolta il pericolo è dal lato opposto, ossia nell’insistere che siamo peccatori e quindi di aver continuamente bisogno del perdono, ma soltanto per non voler “raddrizzare” i nostri sentieri.


Cogliamo l’esortazione del profeta e lasciamoci purificare. Questo lavacro nel Nuovo Testamento è possibile mediante il prezioso sangue di Gesù, “in cui abbiamo la redenzione per mezzo del suo sangue e il perdono dei peccati” (Colossesi 1:14), che ci purifica e rende “figli di Dio” e che l’apostolo definisce “prezioso” (1 Pietro 1:19). Al rosso del peccato sarà meglio il rosso del sangue di Cristo. Il Suo sacrificio ci sollecita a guardarci dai lacci dell’amor proprio e a spalancare la nostra esistenza al soffio vivificante di un perdono capace di renderci creature nuove. Intraprendiamo quel cammino di umiltà che comporta il riconoscimento della nostra situazione e il conseguente bisogno del perdono di Dio. Oggi abbiamo la possibilità di non tormentarci con il ricordo dei nostri peccati e gioire del sacrificio che li ha cancellati. Tra i detti dei Padri del deserto v’è quello di un soldato che un giorno domandò a un anziano se Dio concede il perdono ai peccatori. L’anziano rispose: "Ditemi, carissimo, se il vostro mantello è strappato, voi lo buttate via?" Il soldato replicò: "No, lo accomodo e continuo a usarlo". L’anziano concluse: "Se voi vi prendete cura del vostro mantello, Dio non sarà misericordioso verso la propria immagine?"



 

Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 51

12 dicembre Osea 9-11; Apocalisse 3

13 dicembre Osea 12-14; Apocalisse 4

14 dicembre Gioele; Apocalisse 5

15 dicembre Amos 1-3; Apocalisse 6

16 dicembre Amos 4-6; Apocalisse 7

17 dicembre Amos 7-9; Apocalisse 8

18 dicembre Abdia; Apocalisse 9



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