Un giovane di nome Eutico, che era seduto sul davanzale della finestra, fu colto da un sonno profondo; e, mentre Paolo tirava il suo discorso a lungo, preso dal sonno, cadde dal terzo piano e fu raccolto morto.
Atti 20:9
Qualche tempo fa mi sono piacevolmente imbattuto in una singolare predicazione pronunciata in una data imprecisata da Jonathan Swift (1667-1745), pastore anglicano, poeta e scrittore noto per il suo capolavoro letterario “i Viaggi di Gulliver”. Sono stato innanzitutto catturato dal titolo “un sermone sul dormire in chiesa”, e da appassionato predicatore ho pensato di poter scovare in essa qualche preziosa indicazione. Swift prende le mosse dall’episodio di Paolo ed Eutico per mettere a fuoco un empio disinteresse per la predicazione, specialmente da parte di coloro che più ne avrebbero bisogno. Questo sonno omiletico sarebbe accompagnato ai suoi giorni da pensieri indecenti, coltivati nel dormiveglia, e più in generale, la domenica sarebbe divisa tra Dio e le «ingordigie». Ma non tutti dormono, meno male. Anzi, peggio. Infatti chi, resta sveglio, critica il predicatore e la predicazione: il primo sarebbe noioso, un pessimo oratore; la seconda invece scontata, retoricamente debole, indegna del confronto, ad esempio, con la retorica classica. Swift difende a spada tratta la schiera dei pastori citando 1Corinzi 2:1, dove Paolo spiega le ragioni della sua rinuncia agli artifici oratori. La disavventura di Eutico è posta in relazione a questa scelta dell’apostolo: insomma, chi dorme rifiuta la parola della croce e meriterebbe di rimetterci la pelle. Sembrano echeggiare le scuse degli invitati alle nozze. E non esita a richiamarsi alla parabola del seminatore, con una chiara consapevolezze di quel che accade a chi lo ascolta.
Nulla però lo infastidisce e non può trovare alcuna giustificazione come l’addormentarsi, quelli che “vengono in chiesa per dormire”, lasciandosi cullare proprio dal sermone. Costoro poi, incredibilmente, come per incanto, si risvegliano puntualmente alla conclusione. L’indolenza verso la predica non fa altro che favorire l’insorgere dei vizi, ed è sintomo di “un cuore diretto verso le cose del mondo”. Vengono proposti una serie di rimedi. Il primo presenta un suo interesse: il sermone non è un’esibizione retorica e chi lo ascolta dovrebbe considerarlo un’occasione di verifica; il secondo consiste nel tener conto del fatto che non tutti sono oratori brillanti o fini eloquenti e se lo fossero non sarebbero comunque apprezzati. Poi mette in guardia dal ridicolizzare il prossimo con cui si rischia di offendere non solo il predicatore, ma la stessa fede. Se la descrizione degli atteggiamenti lascia sconcertati per la sua attualità, segno che l’essere umano è lo stesso nel tempo, va segnalato che non sfiora minimamente l’autore il sospetto di un possibile legame tra la dilagante sonnolenza e una qualità della predicazione suscettibile di miglioramento. Si annota una sola scoccata al predicatore che non deve ricercare tecnicismi, in grado di toccare le passioni degli ascoltatori, ma che deve piuttosto puntare esclusivamente alla fede e alla ragione.
Ritengo che in gran parte della cristianità odierna sia altrettanto diffuso l’atteggiamento evasivo dal culto domenicale con le scuse che svariano su più fronti, dagli acciacchi personali all’inospitalità del locale di culto. Per svariate ragioni che non stiamo a considerare, quello domenicale è il culto di indirizzo settimanale, quello dedicato ad onorare il Signore e a ricercare la sua Parola appunto. Tornando al dormire, ai nostri giorni è evidentemente ben altro. E non ritengo sia sempre colpa del predicatore o del conduttore. Indiscutibilmente il ruolo del predicare è di notevole importanza per l’edificazione del credente e deve essere nello stesso tempo coinvolgente e, qualche volta, anche accattivante. Allora, come oggi, “ci sono molti che vanno in chiesa … con il solo scopo di essere ben intrattenuti … come se la predicazione fosse questione di passatempo e svago”, mentre dovremmo al cospetto di Dio e della sua parola ciascuno riscoprire le proprie mancanze e sicure carenze. Non intendo strumentalizzare la predica di Swift per proporre lezioni su come predicare, ma considerata la familiare difficoltà di tenere attento l’uditorio, ho inteso fornire alcune indicazioni in merito, disponibili in una mia pubblicazione.
Il 23 aprile è la Giornata Mondiale del Libro e del diritto d’autore. Un incoraggiamento alla lettura potrebbe essere regalare un libro a se stessi o a un amico. Puoi scegliere proprio “Dormire in chiesa” tra quelli disponibili nella sezione dedicata ai libri sul mio blog.
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 17
22 aprile 2Samuele 16-18; Luca 17:20-37
23 aprile 2Samuele 19-20; Luca 18:1-23
24 aprile 2Samuele 21-22; Luca 18:24-43
25 aprile 2Samuele 23-24; Luca 19:1-27
26 aprile 1Re 1-2; Luca 19:28-48
27 aprile 1Re 3-5; Luca 20:1-26
28 aprile 1Re 6-7; Luca 20:27-47
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