Che sia per manifestare amore, affetto o per salutare, il bacio è utilizzato da sempre per manifestare i propri sentimenti. Il bacio è il simbolo immortale dell’amore e diverse giornate lo celebrano. In origine era stato scelto il 13 aprile, per ricordare il bacio di una coppia thailandese, che durante una competizione raggiunsero ben 46 ore per il bacio più lungo della storia. Successivamente hanno battuto il loro stesso record baciandosi per 58 ore, e così è stata scelta la data del 6 luglio.
Anche la Bibbia celebra il bacio. Durante la Pasqua ebraica, festa primaverile che simboleggiava il passaggio ad un nuovo inizio, veniva letto il Cantico dei Cantici. Per chi lo conosce poco, si tratta di uno scritto che rimanda all’amore o meglio all’eros. Per questo a qualcuno potrebbe apparire singolare la sua presenza nella Bibbia. Eppure anche attraverso tale libro è possibile conoscere Dio, nonostante non venga mai menzionato. Il libro si apre con questa espressione: «Mi baci egli dei baci della sua bocca, poiché le tue carezze sono migliori del vino» (Cantico dei Cantici 1:1). Una storia fa da sfondo al poema, e questa potrebbe essere la possibile ricostruzione.
Il re Salomone era proprietario nella regione di Efraim di una vigna affidata a dei guardiani, e nello specifico ad una donna che aveva figli e figlie, tra cui la sunamita. Lei è il personaggio principale ed è rappresentata come una sorta di Cenerentola. I suoi fratelli, o meglio fratellastri, la costringevano a lavorare per molte ore nella vigna. Tutto questo tempo che spendeva a lavoro le impediva di curare il suo aspetto fisico, difatti il sole ed il terreno la rendevano scura, il che palesava un’estrazione sociale umile. La sunamita era una lavoratrice di campi, pasceva il gregge. Un giorno nella vigna arriva un uomo straniero: Salomone, travestito per non essere riconosciuto. Questi comincia a mostrare interesse per la donna, che lo scambia per un pastore. La loro storia però non trova sbocchi, ecco perché la fanciulla, come si evince dal capitolo tre, inizia a fantasticare che lui la cerchi. Il libro ci offre questo dialogo intriso di allusioni amorose.
Tornando al bacio, resta la prima espressione gestuale del sentimento dell’amore, anche se qualche volta diviene sinonimo di tradimento, come nel caso di Giuda. La donna che versò il profumo ai piedi di Gesù, non si trattenne dal baciarli (Luca 7:38), proprio per esprimere il profondo sentimento di gratitudine e adorazione del suo cuore. Un bacio si chiede ai bambini, è quello che ci scambiamo in un saluto. Il bacio è l’inizio dell’amore celebrato, ma è anche desiderio di comunione del credente con il proprio Dio. La forza del Cantico dei cantici sta nel celebrare l’amore umano, come Dio lo ha concepito e donato a noi. Il Dio di Abramo di Isacco e di Giacobbe, il Dio del Vangelo, ci chiede di amarlo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze, ma ci concede di provare altri amori. Egli vuole il primato dell’amore, ma ci lascia spazio di amare il nostro coniuge, i nostri figli, i nostri amici, il nostro prossimo. Ciascuno di questi affetti ha il suo bacio.
Un bacio non è solo un bacio. Nella Bibbia la sua connotazione primaria non è esclusivamente romantica. Era parte di un saluto, a cui si lega il tradire di Giuda. I primi discepoli di Gesù, quando s’incontravano, si salutavano con un “santo bacio”, descritto più volte nel Nuovo Testamento (Matteo 26.49; Romani 16.16; 1a Corinzi 16.20; 1a Tessalonicesi 5.26; 1 Pietro 5.14). Salutare con un bacio è riconoscere che l'altro appartiene a Cristo per grazia e amore. Un bacio è gesto di riconciliazione e perdono, segno di felicitazione e gioia. Poi è anche salutare. Infatti, baciare fa lavorare 35 muscoli facciali, coinvolge 112 muscoli posturali, riduce i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) e aumenta l’ossitocina (l’ormone dell’amore e del benessere). Baciarsi quindi mette in moto neurotrasmettitori, muscoli e ormoni che a loro volta incidono sul modo in cui viviamo il nostro quotidiano.
Chi dichiara parlando di amore: “Dio solo mi basta”, sta disprezzando il dono di Dio, perché chi non sa amare l’altro non può amare Dio, e chi non sa donare amore non potrà conoscere appieno l’amore di Dio per lui/lei. Mentre gli esprimiamo il nostro filiale amore, «la sua sinistra sia sotto il mio capo, la sua destra mi abbracci!» (C. Cantici 2:6, 8:3). Ed è così che, come l’apostolo Giovanni, lasciamo andare il nostro capo sul suo seno. Adoriamo sì il Signore! Nello stesso tempo, non priviamoci della gioia reciproca di donare amore e baciarci.
(Foto di Lajla Borg Jensen, https://freeimages.com)
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