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Immagine del redattoreElpidio Pezzella

Il coraggio di cambiare

«Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,

il coraggio di cambiare le cose che posso,

e la saggezza per conoscerne la differenza».

Di fronte alle difficoltà che la vita ci riserva indistintamente e con certosina attenzione la nostra fede ci impone di non lasciarci scoraggiare, anche se qualche volta dobbiamo fermarci per constatare che nulla possiamo per cambiare il corso della nostra esistenza. Credo che le parole di un credente, note come “la preghiera della serenità” possono essere oltre che di conforto, soprattutto di ispirazione. La Serenity Prayer (questo il titolo originale) è stata scritta da Karl Paul Reinhold Niebuhr (21 giugno 1892 – 1 giugno 1971), teologo protestante statunitense, figlio di immigrati tedeschi. L’origine non sarebbe certa, dato che il suo autore non la pubblicò prima del 1951. Fu l’amico Howard Chandler Robbins, dopo averla ascoltata in un sermone di Niebuhr, a chiedergli il permesso per inserirla in un libro destinato ai cappellani militari. Il testo della preghiera circolava oralmente già da molto prima e lo stesso Niebuhr, anche se dichiarava di esserne l’autore, ammetteva la possibilità di aver tratto l’ispirazione da qualche fonte poi dimenticata. La sua fama sarebbe da attribuire all’associazione degli Alcolisti Anonimi che la adottò nel proprio programma riabilitativo nel periodo della seconda guerra mondiale. Al di là della paternità, la preghiera è apprezzata a livello interdenominazionale, e raccoglie consensi ogni qualvolta venga condivisa.

Viene spesso riportata in una forma breve (le prime tre righe), che costituisce solo un estratto e che si ritrova anche in leggere variazioni, a secondo della traduzione. Di seguito propongo integralmente il testo tradotto e alcune considerazioni limitate proprio alla parte iniziale, quella più nota. Spero successivamente di trovare modo per dedicare altro e più ampio scritto all’intero testo, che risulta ricco di spunti e di profonda ispirazione.

«Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso, e la saggezza per conoscerne la differenza. Vivendo un giorno per volta; assaporando un momento per volta; accettando la difficoltà come sentiero per la pace. Prendendo, come Lui ha fatto, questo mondo peccaminoso così com'è, non come io vorrei che fosse. Confidando che Egli metterà a posto tutte le cose, se io mi arrendo al Suo volere. Che io possa essere ragionevolmente felice in questa vita, e infinitamente felice con Lui per sempre nella prossima».

1. Concedimi la serenità.

Quante volte al giorno ci facciamo prendere dall’ansia per le cose che “dovrebbero essere diverse” oppure “potrebbero andare diversamente”. Senza la necessaria serenità non riusciremo a trovare la saggezza utile per distinguere quale atteggiamento avere a secondo delle circostanze da affrontare. Eppure il maestro Gesù raccomandava di non lasciarci assalire: “non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito?” (Matteo 6:25). La notte prima della condanna, l’apostolo Pietro, incatenato e tra due soldati, dorme profondamente (Atti 12:6-7) quando un angelo lo desta dal sonno. Ho sempre considerato che il suo non era un dormire incosciente o sconsiderato, ma il riposare fiducioso nella certezza di appartenere a Colui che una notte aveva calmato la tempesta e che non avrebbe abbandonato il suo discepolo.

2. Accettare le cose che non posso cambiare.

Se non ho il potere di cambiare qualcosa, è inutile che me ne preoccupo. Perdo solo energie e alimento il malumore. Ci sono cose che non possiamo modificare: il passato ad esempio, non vi si può tornare ma da esso è possibile imparare una lezione. Questo comporta la possibilità di recuperare il tempo presente accettandolo per quello che è, e come punto per un nuovo inizio. Non possiamo risparmiarci nemmeno il dolore, ma possiamo affrontarlo e viverlo come fonte di crescita e maturazione. Dobbiamo destreggiarci fronteggiandolo e senza indietreggiare, così una volta superato saremo migliori di quanto eravamo prima “Perché la tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che porta alla salvezza; del quale non c’è mai da pentirsi…” (2 Corinzi 7:10). Non possiamo nemmeno cambiare gli altri tanto meno far dipendere la nostra felicità da loro. Siamo chiamati a vivere lasciando libero chi ci sta di fronte. Non è semplice ma possiamo chiedere a Dio le forze e la capacità di farlo: “Confida nel Signore con tutto il tuo cuore e non ti appoggiare sul tuo discernimento. Riconoscilo in tutte le tue vie ed egli appianerà i tuoi sentieri” (Proverbi 3:5-6).

3. Il coraggio di cambiare le cose che posso.

Se posso fare qualcosa per cambiare una situazione è inutile preoccuparmene, devo piuttosto agire e creare il cambiamento. Il punto è capire cosa posso fare, come posso fare, quando lo posso fare. Come ricorda Confucio: “Se c’è soluzione, perché ti preoccupi? E se non c’è soluzione, perché ti preoccupi?” Quando abbiamo la certezza che Dio è con noi, ogni circostanza che viviamo la affrontiamo con animo sereno perché sappiamo in chi abbiamo creduto e confidato: “Siate forti e coraggiosi, non temete e non vi spaventate di loro, perché il Signore, il tuo Dio, è colui che cammina con te; egli non ti lascerà e non ti abbandonerà” (Deuteronomio 31:6). Nehemia è sicuramente persona che può ispirarci. Alla notizia della rovina di Gerusalemme fu colto da tristezza e smarrimento (Nehemia 1:4), e dopo aver pianto e pregato decise di non restare a guardare. Infatti, una volta al paese natio, fu determinato nel dare inizio alla ricostruzione, senza lasciarsi fermare da niente e da nessuno, anzi riuscendo a coinvolgere altri nell’opera di ricostruzione.

4. La saggezza per conoscere la differenza tra quelle che posso e quelle che non posso cambiare.

La Bibbia ci ricorda: “Beato l’uomo che ha trovato la saggezza, l’uomo che ottiene intelligenza” (Proverbi 3:13). La saggezza è la facoltà di discernere cosa è giusto e vero, così da evitare quello che non lo è. Da soli e senza un intervento divino non siamo capaci a farlo. Senza di essa non sappiamo cosa accettare e cosa cambiare nella nostra vita. Solo lo Spirito potrà essere il nostro infallibile consigliere. Egli ci guiderà in ogni verità. Molto spesso lo farà anche spronando il nostro essere al cambiamento personale affinché tutto ciò che non funziona intorno possa essere cambiato e rinnovato al meglio.


Puoi approfondire con il mio libro Vi farò pescatori di uomini.

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