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In cammino senza conoscere la meta

Immagine del redattore: Elpidio PezzellaElpidio Pezzella

Non temere, o Abramo, io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà grandissima.

Genesi 15:1

Non so tu, ma io resto ogni volta stupito della facilità con cui Abramo si mette in cammino alla parola del Signore, lasciando la sua terra, il suo popolo, senza conoscere la destinazione, ma avendo unicamente creduto alla promessa: “Io farò di te una grande nazione e ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai una benedizione” (Genesi 12:2). In me cresce l’ammirazione per il figlio di Terah, che non ha alcuna reazione. Il testo biblico è scarno, forse volutamente: non dice nulla sul prima di un uomo chiamato a segnare la storia, affinché non ci reputiamo troppo distanti da quello che altri reputeranno un eroe della fede. Una cosa è chiara: Abramo conosce Dio da quel che dice e fa, e in obbediente silenzio si mette in viaggio. Il racconto di questo viaggio ci dirà quanto questo uomo sia simile a noi. Periodiche apparizioni e parole dell’Eterno saranno necessarie per rassicurarlo al trascorrere inesorabile del tempo che quella promessa sarà onorata. L’uomo ha bisogno di ascoltare quella voce iniziale per fugare gli spettri del dubbio che lungo il faticoso peregrinare sarebbero apparsi periodicamente. Per essere una nazione e un popolo c’è bisogno di una terra, e nella prima apparizione Dio mostra il territorio (Genesi 12:7). Abramo non risponde, è sempre in silenzio, perché la fede non ha bisogno di discutere, ma costruisce un altare e invoca il Suo nome, quasi a volerne richiedere assistenza e protezione. Infatti, subito dopo riprende il viaggio.


Nel nostro peregrinare una carestia è sempre dietro l’angolo, a ricordarci che ci sono delle difficoltà inattese da affrontare. E quando non saranno frutto di eventi contingenti, saranno le crisi esistenziali (quelle del tempo che passa) a farci mettere in dubbio tutto e tutti, a innescare in noi fuga e arresa, cambiamento e repulsione. Il nostro eroe in evoluzione cerca riparo in Egitto, nonostante che Colui che l’ha chiamato gli abbia assicurato successo. Le difficoltà annebbiano la vista spirituale, inducendo alla ricerca di soluzioni umane. Altre volte la nostra convinzione di discernimento escluderà presuntuosamente ogni altra alternativa. Dopo aver “offerto” la sua Sara in moglie al Faraone, scampato il pericolo Abramo fa il viaggio a ritroso, ritrovando l’altare dove aveva invocato il suo Dio. Qui dovrà confrontarsi con altri problemi, quelli generatisi tra i suoi pastori e quelli del nipote Lot: la convivenza e la condivisione. Il viaggio della vita è un continuo confrontarsi con problemi da risolvere, mentre Dio sembra porsi in un angolo come spettatore, in attesa di quel che accade, per poi intervenire come voce fuori dalla scena: “Alza ora i tuoi occhi” (Genesi 13:14). Come è difficile scorgere le stelle in certi periodi mentre la Parola che ci sfida non sortisce alcun effetto su noi. Eppure sei consapevole che non puoi fermarti: “Levati, percorri il paese in lungo e in largo”, perché la fede non può restare immobile e inerte.


Il dissidio con i pastori di Lot è risolto con una separazione, perché non sempre la divisione è deleteria. Seppur su strade opposte, tra i due non regna disinteresse o disaffezione. Infatti, quando il nipote viene fatto prigioniero a Sodoma, Abramo non attende indicazioni divine, ma si pone alla guida di un manipolo di uomini e va’ a combattere, incontrando la benedizione di Melchisedek, sacerdote del Dio altissimo. Sembra ironico a questo punto il rassicurare del Signore dopo la guerra: “Non temere, o Abramo, io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà grandissima” (Genesi 15:1). Forse queste parole sarebbero dovute arrivare prima. Così pensiamo noi, quando reclamiamo un confortante presentarsi di Dio. Abramo invece deve imparare a riconoscere che quanto ottiene e raccoglie è sempre frutto dello scudo posto su di lui, anche se non vede e non sente l’Eterno. Per noi è lo stesso. Forse è un tempo in cui di senti colpito e abbattuto, non vedi e non senti, eppure Egli è lì a farti da scudo. Le vicende di Abramo ci incoraggiano a non considerare lo scorrere del tempo, altrimenti non sarebbe arrivato a novantanove anni per sentirsi ripetere la promessa di un figlio. Questa volta però Abramo ha altri pensieri e Dio è costretto a condurlo fuori la tenda e intimargli di guardare il cielo. Quanto è difficile afferrare ciò che Dio ha decretato per noi. Perciò chiediamo lo stesso coraggio per metterci in cammino senza conoscere la meta.


 

Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 33

08 agosto Salmi 74-76; Romani 9:16-33

09 agosto Salmi 77-78; Romani 10

10 agosto Salmi 79-80; Romani 11:1-18

11 agosto Salmi 81-83; Romani 11:19-36

12 agosto Salmi 84-86; Romani 12

13 agosto Salmi 87-88; Romani 13

14 agosto Salmi 89-90; Romani 14



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