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Immagine del redattoreElpidio Pezzella

L’attesa della Venuta

Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole.

1Tessalonicesi 4:18

Natale è alle porte, e vedo per le strade molte persone in preda alla frenesia, costretta a delle vere imprese per andare da un luogo all’altro, da un negozio all’altro. A breve si  aggiungeranno le maratone di casa in casa, tavola in tavola, parenti e amici… Dopotutto dovremmo essere più buoni in questo periodo, almeno così sento dire, e mi viene da sorridere pensando a quanto poi la realtà sia distante dalle parole. Certamente è apprezzabile la volontà e l’impegno di fare qualcosa di buono, di manifestare un sentimento sincero e strizzare l’occhio a chi è nel bisogno. Quello che non dovrebbe accadere è renderle azioni pari a quelle di giovane marmotta o di boyscout, e quindi assolvendo soltanto a un dovere. Ritengo che il bene non possa essere relegato a un dovere da adempiere, come se le nostre misere attenzioni in questi giorni fossero in grado di donare soddisfacimento perenne. Si tratta di un modo di dire dal quale ho preso le distanze da tempo, unendomi a coloro che si sono impegnati a riportare Gesù al centro del quotidiano vivere. Le parole che l’angelo annuncia ai pastori sono chiare: una grande gioia è connessa alla nascita del Cristo (Luca 2:10-11). Senza di Lui non c’è festa, né nell’aria né nel cuore. Non basteranno addobbi e luci se siamo avvolti da nubi di preoccupazioni varie. Ogni forma di maschera e di ipocrisia durerà ben poco.

 

I credenti di Tessalonica vengono in nostro soccorso. Nello scrivere loro l’apostolo Paolo li elogia per aver predicato il Vangelo e fatto echeggiare la fede in Macedonia e nell’Acaia. Siamo di fronte a una fede concreta, accompagnata dall’azione. Infatti, è il loro amore fraterno a testimoniare ciò. A costoro che tanto si prodigavano con gioia, nonostante le afflizioni e le sofferenze che stavano affrontando, l’apostolo li esorta a fare di più, a “camminare per piacere a Dio”, dato che “questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione”. Le parole di Paolo dovrebbero essere il vademecum per vivere in maniera compiuta questo periodo, indicando a ciascuno di “possedere il suo vaso in santità ed onore, non con passioni disordinate”. Evidentemente ognuno saprà esaminare il proprio vivere e discernere ciò che è onorevole da ciò che è disordinato. Ad una comunità che non aveva ancora alcun interesse e/o necessità di celebrare la natività del Cristo, giunge la sollecitazione ad amarsi gli uni gli altri (v. 9), perché il cristiano lo fa sempre. Ciò che veramente i tessalonicesi attendono è l’adempimento della promessa inerente il ritorno del Signore, quando “saremo rapiti assieme a loro sulle nuvole, per incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore”. Questa è la certezza biblica che reca consolazione ai nostri cuori.


All’origine della festa del Natale nel secondo secolo non c’era quel sentimento dell’amore, che si può condire in tutte le salse a secondo della religione, bensì un bisogno teologico: si doveva rispondere a chi sosteneva che Gesù non avesse natura divina e solo al battesimo nel Giordano ne fosse ripieno. La scelta della festa, seppur calata su una realtà pagana dell’Impero, consentiva di dichiarare che Dio si era fatto uomo in Cristo sin dall’inizio, e che quel bambino era il Figlio di Dio già prima della nascita. Ricordiamo l’episodio della visita a Elisabetta (Luca 1:41-43). Null’altro allora che volgere lo sguardo su Gesù, a quella mangiatoia, al coro degli angeli, alla visita dei Magi. Questa dovrebbe essere la nostra vera preoccupazione, ma che finisce sempre tra le ultime. Egli è venuto per aprirci le porte del Cielo, per aiutarci a vivere questa esistenza come viatico verso il Suo regno, dove saremo al Suo ritorno. Cosa stiamo attendendo? Qualunque cosa sia, non ci saranno auguri così efficaci da donarcela. Dal profondo del mio cuore, prego per te, affinché tu decida di aggrapparti a Lui come i tralci alla vite, e possa realizzare concretamente che «la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia piena» (Giovanni 15:11). Solo la Sua gioia ti renderà capace di farti prossimo a chi fa più fatica, a chi si sente solo o è messo ai margini, fino ad amare al punto di donare la vita per i tuoi amici (vv. 12-13), proprio come fece Lui.



 

Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 52

18 dicembre   Abdia; Apocalisse 9

19 dicembre   Giona; Apocalisse 10

20 dicembre   Michea 1-3; Apocalisse 11

21 dicembre   Michea 4-5; Apocalisse 12

22 dicembre   Michea 6-7; Apocalisse 13

23 dicembre   Nahum; Apocalisse 14

24 dicembre   Habacuc; Apocalisse 15


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