Lo avevano pagato per impaurirmi e spingermi ad agire a quel modo e a peccare, per avere un precedente che mi causasse una cattiva reputazione e il disonore.
Nehemia 6:13
La storia di Nehemia, coppiere del re persiano nella città di Susa, offre molteplici spunti di riflessione. Quello scelto spero possa donare sollievo a più di qualcuno nel suo stato attuale. Di certo ai nostri occhi la sua figura si rivelerà in sintonia con il significato del nome che porta, che significa appunto “consolazione”. Proviamo a ricostruire le vicende come risultano dai libri di Nehemia e Esdra, in origine tutt’uno e divisi nella versione dei LXX (Settanta). Dopo la conquista di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor nel 597 a.C., diverse migliaia di Israeliti furono deportati a Babilonia e in altre città della Mesopotamia. Al crollo dell’impero babilonese ad opera dei Persiani, nel 539 a.C., il re Ciro si dimostrò indulgente verso i popoli sottomessi, consentendo loro di tornare in patria. Zorobabele, discendente del re Davide, guidò il primo gruppo di Ebrei a Gerusalemme e diede inizio alla costruzione del tempio. Sessant’anni dopo la costruzione del tempio, per ordine del re Artaserse, un secondo gruppo tornò sotto la guida dello scriba Esdra. L’incarico affidato a Esdra era di trasportare a Gerusalemme gli utensili per il servizio nel tempio e informarsi sulle condizioni di vita di quelli rientrati nel paese all’epoca di Zorobabele. Così dodici anni dopo la spedizione di Esdra, Neemia ricevette il permesso da Artaserse di recarsi a Gerusalemme per ricostruirne le mura.
Alla corte persiana, Nehemia, seppur deportato, aveva ormai trovato la sua dimensione. Rispetto a tanti altri ha una posizione di prestigio e quanto accade a Gerusalemme è lontano circa duemila chilometri. Eppure quando arriva una delegazione da Giuda e lo informa dello stato delle cose la sua reazione ci dice dov’era il suo cuore: “Come udii queste parole, mi posi a sedere e piansi; quindi feci cordoglio per vari giorni, e digiunai e pregai davanti al Dio del cielo” (Nehemia 1:4). I giudei sono freddi latori della condizione, di cui restano spettatori, incapaci di porvi rimedio. Neemia invece sente il dolore del suo paese, la sofferenza dei suoi fratelli e non si volta altrove. La sua prima azione è implorare l’intervento divino e di rendersi pronto a fare qualcosa. Chi ha a cuore il popolo di Dio non può restare impassibile o continuare indifferentemente a curare i propri interessi. Dopo aver bussato al trono di Dio si prepara al viaggio, lasciando quel che ha per amore. Non cela la tristezza del suo animo al re Artaserse, che acconsente alla sua partenza. Arrivato a Gerusalemme, nulla lo frena. Il suo unico scopo è ricostruire le mura, nonostante le resistenza e gli inganni degli oppositori, che non esitano finanche di accusarlo di ribellione contro il re. La sua determinazione è per noi un esempio di chi persegue quanto deciso in cuor proprio.
Nello stesso tempo non ignora alcuna delle difficoltà presenti sul campo. Si rende conto della difficile situazione economica del popolo, stretto nella morsa degli usurai e rinuncia al suo vitalizio. Per questo, ancora oggi è additato come esempio di generosità disinteressata. Nonostante tutto, in solo cinquantadue giorni le mura vengono ricostruite, per il coraggio e la determinazione di un solo uomo, capace di animare e motivare altri. Questo deve darci speranza per continuare, perché non sempre ci vuole molto tempo. Quando sei motivato e riesci a trasferire la motivazione vedrai risultati inimmaginabili. Gli va riconosciuto inoltre il merito di essere rimasto lucido in ogni situazione, di non aver smarrito mai l’orientamento e di aver perseguito fino in fondo la sua missione: la verità viene sempre a galla, proprio come nel testo in esame. Non si è lasciato abbindolare né distrarre da pseudoamici, che irretiti sono passati alla menzogna e alla calunnia. I falsi però saranno smascherati e la fedeltà onorata da Dio. Come non ricordare Mardocheo ed Aman nel libro di Ester? Ancora oggi Dio è alla ricerca di uomini e donne in grado di sentire le sofferenze del popolo e pronti a mettersi a lavorare alla ricostruzione. Non esitare, esci fuori!
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 41
03 ottobre Isaia 17-19; Efesi 5:17-33
04 ottobre Isaia 20-22; Efesi 6
05 ottobre Isaia 23-25; Filippesi 1
06 ottobre Isaia 26-27; Filippesi 2
07 ottobre Isaia 28-29; Filippesi 3
08 ottobre Isaia 30-31; Filippesi 4
09 ottobre Isaia 32-33; Colossesi 1
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