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Immagine del redattoreElpidio Pezzella

La scelta di Mattia

Così tirarono a sorte, e la sorte cadde su Mattia; ed egli fu aggiunto agli undici apostoli.

Atti 1:26

Mentre il gruppo dei discepoli con gli apostoli al centro è in attesa dell’adempimento della promessa del Signore asceso poco prima, circa centoventi persone sono raccolte in preghiera e meditazione, quando Pietro si alza e fa notare agli altri qualcosa. Già prima di Pentecoste, Simone fa sentire la sua voce e tira le fila del gruppo. Il Risorto lo aveva incaricato di prendersi cura del gregge e degli agnelli (Giovanni 21:15-18). La notizia della morte (suicidio) di Giuda ha lasciato delle crepe nella testa dei presenti, già tramortite dalla partenza del Maestro. Proprio Lui aveva assicurato, rispondendo a Pietro: “quando il Figlio dell'uomo sederà sul trono della sua gloria, anche voi che mi avete seguito sederete su dodici troni, per giudicare le dodici tribù d’Israele” (Matteo 19:28). Senza Giuda, escluso di fatto per le sue azioni dal trono, occorre assicurare un nuovo dodicesimo.


Ci sono affermazioni quindi date per veritiere ma che non sono precise, come quella che gli apostoli fossero dodici. Infatti, furono dodici i discepoli chiamati ad essere i primi apostoli, ma all’inizio del libro degli Atti troviamo il tredicesimo e più avanti il quattordicesimo (Saulo da Tarso). Secondo Eusebio di Cesarea ed Epifanio di Salamina Mattia era uno dei settantadue discepoli di cui parla Luca al capitolo 10 del suo vangelo, e designati da Gesù per precederlo nei luoghi dove stava per recarsi. Di riflesso anche Giuseppe doveva aver preso parte alla spedizione. Era probabilmente il fratello del Giuda menzionato più avanti negli Atti (15:22), e scelto con Sila per accompagnare Paolo e Barnaba ad Antiochia. Anche questo Giuda, infatti, è detto "Barsabba" (figlio di Šĕbhā). Il fatto che fosse soprannominato “il giusto” dice molto sulla sua persona. Inoltre, entrambi erano parte del gruppo allargato dei discepoli sin dall’inizio, “dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui egli fu portato in cielo da mezzo a noi, uno di questi diventi testimone con noi della sua risurrezione” (Atti 1:22).


Che dire di Giuseppe, colui chiamato ad essere l’alternativa a Mattia, ma che vedrà nel sorteggio prevalere l’altro. Considerato alla stregua di Mattia, ha l’opportunità di entrare nel novero degli apostoli. Luca nel redigere il racconto ci offre una striminzita notizia del fatto, senza particolari personali oltre il nome dei coinvolti. Non trapelano reazioni dei presenti, né prima né dopo. Non ci sono parole dei due interessati dopo l’esito del sorteggio. Proprio su questo punto, ho provato ad immaginare la scena, a calarmi nell’animo di entrambi, ad essere tra i circa centoventi. Da una parte sicuramente la gioia. Dall’altra una pacata delusione, forse. E se invece, avessimo di fronte realmente due persona all’altezza degli apostoli? Facciamo fatica a confrontarci con chi ha un animo nobile e uno spirito ben disposto. Pietro evita la scelta personale, ed insieme agli altri si affida oltre ogni umana comprensione al sorteggio, certo che chiunque sia scelto, quello sarà. Non era una novità nel mondo giudaico. Nessuno grida al complotto o si appella a una ripetizione. C’è nell’aria qualcosa di soprannaturale, che non può essere rovinato dalla carnalità umana.


Quel che accade dopo è fuori dalle pagine di Atti, tranne il fatto che lo stesso gruppo si ritrova “di pari consentimento” qualche giorno dopo a vivere l’esperienza della Pentecoste. L’elezione di Mattia non è l’esclusione di Giuseppe. Entrambi sono e restano discepoli del Maestro. Solo un “giusto”, differentemente da noi, poteva restare nel gruppo come se nulla fosse accaduto, anzi chissà che non abbia incoraggiato per primo Mattia ad accogliere la vocazione e a sostenerlo nella responsabilità. E non dimentichiamo che lo Spirito non li aveva ancora riempiti. Questi pochi versi custodiscono una grande lezione per chiunque aspiri a servire il Signore, il cui volere resta sovrano, la cui scelta insindacabile. Non conta far parte dell’élite (e qua non ce n’è!), o di essere tra i gregari e le seconde linee. Quel che conta è essere parte del progetto, della visione, dell’opera, della Chiesa, del regno di Dio. “Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, irremovibili, abbondando del continuo nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore” (1 Corinzi 15:58).



 

Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 18

25 aprile 2Samuele 21-22; Luca 18:24-43

26 aprile 2Samuele 23-24; Luca 19:1-27

27 aprile 1Re 1-2; Luca 19:28-48

28 aprile 1Re 3-5; Luca 20:1-26

29 aprile 1Re 6-7; Luca 20:27-47

30 aprile 1Re 8-9; Luca 21:1-19

01 maggio 1Re 10-11; Luca 21:20-38



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