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Immagine del redattoreElpidio Pezzella

La tassa per il tempio

Tuttavia per non scandalizzarli, va' al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che verrà su; aprigli la bocca e vi troverai uno statere; prendilo e dallo loro per te e per me.

Matteo 17:27

Un tema che non suscita entusiasmi, ma che genera repulsione è certamente quello delle tasse. A nessuno piace pagarle, e molti non ne comprendono neanche l’importanza a motivo della corruzione dilagante. L’evasione fiscale è una malattia sociale che non può essere giustificata in alcun modo, senza alibi o giustificazioni legate alla corruzione politica o alla costosa inerzia burocratica (altrettanti morbi sociali). Veniamo al nostro testo. Gesù e Pietro sono per l’ultima volta insieme a Cafarnao (Capernaum), ove erano noti agli esattori, che si avvicinano al discepolo chiedendo notizie sulla posizione tributaria del Maestro (v. 24). Nello specifico non ci troviamo di fronte a qualcosa di insolito, dato che la tassa del tempio veniva riscossa nel o vicino al luogo di residenza. Secondo la legge mosaica ogni giudeo, compreso nel censimento dei figli d’Israele, che avesse avuto più di vent’anni doveva pagare al tempio una tassa di mezzo siclo o due dramme ogni anno per sostenere le spese del tempio (Esodo 30:13-14): equivaleva all’incirca al salario di due giorni di lavoro. Ai tempi di Gesù, per pagare questa tassa si usava una moneta speciale di Tiro e per questo c’erano dei cambiamonete del cortile del tempio. Chi andava a Gerusalemme per la Pasqua la pagava di persona, ma per chi non poteva andarci o viveva fuori da Israele essa veniva raccolta un mese prima. Questa tassa o contributo annuale per il tempio veniva pagata nel mese di Adar, che corrisponde genericamente al mese di marzo. Il quindicesimo giorno di Adar, i cambiamonete sistemavano i loro tavoli in tutto Israele e raccoglievano questi fondi. Dopo dieci giorni, i cambiamonete terminavano le raccolte locali, anche se queste continuavano nell’area circostante il tempio a Gerusalemme.


Probabilmente Gesù stava a casa di Pietro; quindi gli esattori si rivolsero a lui come al capofamiglia responsabile di chi viveva sotto il suo tetto. Senza consultare il Maestro, Pietro risponde affermativamente. Non possiamo sapere se stesse cercando di sembrare informato o se sapesse effettivamente che Gesù onorava la tassa. Il Vangelo di Matteo, un ex pubblicano, ci dice che ciò non accade in presenza dell’interessato. Ma nel momento in cui Pietro entra in casa, Gesù lo previene manifestando il carattere divino della Sua onniscienza. Racconta così della superfluità del pagamento della tassa del tempio da parte di un principe che paga le tasse a un re, dichiarando di essere esente in quanto Figlio del "Re" (Dio) che la riscuote. Da un punto di vista spirituale o morale, non c’è motivo per cui Gesù debba pagare questo pedaggio. Pur essendo libero da tale obbligo, Gesù accetta di pagare la tassa per evitare scandali, inutili questioni, consapevole che i capi religiosi cercano qualsiasi cosa per screditarlo o farlo arrestare. Gesù considerava l’esenzione dalla tassa un qualcosa di secondario, lasciandoci l’indicazione che non dovremmo creare discussioni su questioni inutili o di poco conto rispetto a ciò che c’è di più importante.


Tuttavia, poi impartisce al discepolo istruzioni precise su come procurarsi il denaro necessario, facendo la cosa che gli era più congeniale, andare a pescare. Sarebbe bastato un pesce, il primo ad abboccare, perché nella sua bocca Pietro avrebbe trovato una moneta da due dramme, l’ammontare esatto della tassa da pagare per lui e per il Signore. Non ci viene detto che Gesù e i discepoli non avevano i soldi per pagare la tassa. Sembra invece che Gesù abbia dato a Pietro un’ulteriore conferma che Dio era pienamente capace di provvedergli tutto ciò di cui aveva bisogno in qualsiasi momento. Il soprannaturale è a portata di fede, nell’ordinarietà delle cose che ci sono più familiari. Gesù non lavorava e non aveva risorse, ma questo gesto ci offre un importante insegnamento. Cercare prima di tutto il Regno di Dio, mettere in pratica i Suoi insegnamenti senza affannarsi per le cose materiali. Dio, nella sua bontà, non ci farà mai mancare ciò che ci è utile e che ci serve, perché il necessario lo potremo trovare “nella bocca di un pesce”. Tu che hai bisogno di denaro per gestire la tua vita, tu che nelle finanze cerchi sicurezza per il tuo futuro, ricorda che i soldi non devono essere la tua principale preoccupazione. Il denaro ha il potere di svuotarti di senso, di farti abbandonare la verità, di toglierti la dignità, allontanandoti da Gesù. Va' al mare, getta l’amo…


 

Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 38

11 settembre Proverbi 10-12; 2Corinti 4

12 settembre Proverbi 13-15; 2Corinti 5

13 settembre Proverbi 16-18; 2Corinti 6

14 settembre Proverbi 19-21; 2Corinti 7

15 settembre Proverbi 22-24; 2Corinti 8

16 settembre Proverbi 25-26; 2Corinti 9

17 settembre Proverbi 27-29; 2Corinti 10



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