Gesù allora, chiamati a sé i fanciulli, disse: «Lasciate che i piccoli fanciulli vengano a me e non glielo impedite, perché di tali è il regno di Dio.
Luca 18:16
Attorniato da grandi folle, bramose di un miracoli, assalito da farisei, a caccia di pretesti, lo sguardo del Maestro si rivolge ai bambini, parte insignificante per quella pletora di persone. Gli stretti collaboratori cercano di allontanarli, ci sono cose più importanti da fare, che perdere tempo con dei mocciosi curiosi e rumorosi. Gesù, invece, li spiazza e reclama che venga loro concesso di avvicinarsi. Ho il vago timore, però, che qualcuno abbia frainteso le Sue parole: quando parlava di accoglienza dei più piccoli, non intendeva di mandarli all’altro mondo, come, purtroppo, continua ad accadere ogni giorno. Non bastano le condizioni di povertà che riguardano ancora parte del cosiddetto Terzo Mondo. Non bastano la violenza e i soprusi del mercato sessuale. Sfuggono a molti i dati impietosi delle guerre, tuttora in corso a ogni latitudine.
I nostri occhi in questi giorni sono pieni di quanto sta accadendo in Israele e lungo la striscia di Gaza, dove se un bambino ha nove anni vuol dire che è sopravvissuto a ben tre conflitti. Il dramma, però, è qui e altrove: Siria, Somalia, Afghanistan, Yemen, Nigeria, Congo, Mali, Iraq, Sud Sudan e Sudan sono alcuni dei paesi più pericolosi per i bambini in conflitto. Anime indifese e senza colpa, che, quando non sono destinatarie del fuoco nemico, vengono armate di tutto punto e gettate nella mischia come mine vaganti. I dati dell’organizzazione “Save the Children” sono impietosi: “Tre milioni di bambini nel mondo non conoscono altro che la guerra. Un totale di 93.236 minori sono stati uccisi o mutilati nei conflitti negli ultimi 10 anni, per una media di 25 bambini uccisi o feriti ogni giorno. Attacchi aerei, mine antiuomo, bombardamenti hanno spezzato la vita di decina di migliaia di bambini, distrutto famiglie o lasciato cicatrici indelebili nella loro vita”. Figuriamoci se a questo aggiungessimo le vittime di persecuzione o quanti affrontano le gelide acque del Mediterraneo in cerca di speranza.
Sia chiaro: non esiste una guerra giusta. Non esistono armi intelligenti. Continuiamo a ribadire che in ogni conflitto, i bambini di entrambe le parti dovrebbero essere protetti dalla violenza, che è sempre insensata. Coloro che hanno poteri decisionali avrebbero l’obbligo di tenere i bambini lontani dalla linea di tiro, ma restano volutamente ciechi, ignorando palesemente le leggi e gli standard internazionali. Il denaro sporco e dannato alimenta poi il mercato delle armi alle parti, anche dove è chiaro che vengono usate contro i bambini. Questioni che non ci riguardano, perché non ci toccano? Non ne sarei troppo sicuro! Penso, infatti, alle parole di Gesù “e non glielo impedite” più che al fatto che il regno di Dio è assegnato a loro, e che per entrarvi occorra diventare come loro. Gli adulti distinguono, elaborano, riflettono, indagano, sono diffidenti, perché vogliono controllare tutto. Difficilmente sono disposti a perdere o rinunciare, hanno sete di vittoria e sono disposti a tutto pur di vincere. I bambini, invece, si fidano istintivamente, senza ragionamenti, è tutto un gioco. Loro si affidano agli adulti, si lasciano andare tra le braccia di chi li accoglie (Salmi 131:2). Siamo noi però a interporci tra loro e il Signore, proprio come i discepoli sbadati e insensibili. Siamo noi con le nostre guerre e la nostra sete di potere ad essere scandalo per i piccoli del Signore.
Il vangelo di Marco fornisce un particolare significativo, ossia che Gesù si indignò (Marco 10:14): provò un moto di rabbia per l’atteggiamento sbagliato dei discepoli. Non è la prima volta che accade (Marco 3:5). L’indignazione di Gesù è intrisa di energia e passione per risolvere i problemi, per difendere altri o lottare per un giusto principio. Chissà che non si stia indignando proprio ora con me, con noi, con chi ha una qualche responsabilità e non ha ancora compreso che accogliere un bambino è costruire il futuro, è trasferire vita e cultura, significa accogliere una promessa, che cresce e si sviluppa se debitamente curata. Chissà che non si stia indignando anche con chi, a tutti i costi, vuole portare un indottrinamento sessuale nelle scuole e arruolare “militanti” dell’amore libero. Guerre diverse, ma epilogo identico: vittime innocenti. Confesso di sentirmi mancante, ancora una volta. Il vangelo mi ricorda l’episodio in cui, mentre i discepoli litigavano per il primato (Marco 9:33-37), Gesù prese fisicamente un bambino, lo pose in mezzo a loro e aggiunse “Chiunque riceve uno di questi bambini nel mio nome, riceve me”. Bisogna accoglierli sempre, nel buono o cattivo momento, proprio come si accoglie il regno di Dio, quando viene, a tempo e fuori tempo. Invece, noi continuiamo ad accogliere altro, ad edificare altro, mentre tiriamo le bombe addosso ai bambini. Riflettiamo.
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 22
24 maggio 1Cronache 22-24; Giovanni 8:28-59
25 maggio 1Cronache 25-27; Giovanni 9:1-23
26 maggio 1Cronache 28-29; Giovanni 9:24-41
27 maggio 2Cronache 1-3; Giovanni 10:1-23
28 maggio 2Cronache 4-6; Giovanni 10:24-42
29 maggio 2Cronache 7-9; Giovanni 11:1-29
30 maggio 2Cronache 10-12; Giovanni 11:30-57
Russo
Comments