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Immagine del redattoreElpidio Pezzella

Mani alzate

Aggiornamento: 14 feb

Or avvenne che, quando Mosè alzava la sua mano, Israele vinceva; quando invece abbassava la sua mano, vinceva Amalek.

Esodo 17:11

La guerra rappresenta il campo in cui si fronteggiano i sostenitori di interessi diversi e nel testo biblico diventa sinonimo delle difficoltà che siamo periodicamente chiamati ad affrontare. Il popolo di Israele a Refidim è in viaggio verso la terra promessa, ha attraversato mare e deserto, e si trova ora accampato in un’area dove manca l’acqua e per questo protesta nuovamente. Dio fa scaturire l’acqua dalla roccia, quando viene raccontato il combattimento contro Amalek. Gli israeliti nel deserto dovevano fare i conti, oltre che con la mancanza di cibo e di acqua, con l’opposizione delle tribù del deserto. Fra queste tribù vi erano gli amaleciti, discendenti di Amalek, capo di una tribù di edomiti, il cui progenitore era Edom (Esaù) fratello di Giacobbe, e quindi erano imparentati con gli israeliti. Nella Bibbia sono considerati i nemici tradizionali di Israele e la battaglia con loro assume un valore emblematico.


Mosè ordina a Giosuè di guidare gli israeliti in battaglia, mentre lui starà sulla vetta del colle, dove era possibile seguire in diretta lo svolgimento delle ostilità, impugnando il bastone di Dio. La Bibbia narra che quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le abbassava, prevalevano i nemici. Allora, poiché Mosè faceva fatica a tenere alzate le mani, Aaronne e Hur lo fanno sedere su una pietra mentre essi, uno da una parte e l’altro dall’altra, le sostenevano. In questo modo essi garantiscono il successo degli israeliti. Il racconto termina con Giosuè che sconfigge gli amaleciti, passandoli poi a fil di spada, senza avere conoscenza di quanto era accaduto sul colle. Probabilmente all’origine della storia doveva esserci una roccia a forma di sedile, designata come il trono di Mosè. Mentre le braccia alzate sono viste come un simbolo della preghiera, nonostante manchi qualsiasi allusione a un dialogo tra Mosè e YHWH.


Alzare le mani è un atto che accompagna sovente la nostra adorazione, e credo sia un’attitudine notevole e di assoluta efficacia, della quale nessuno dovrebbe vergognarsi o ritenerlo difficile. Forse qualcuno ha sperimentato come, quando l’unzione scende e il canto e la musica elevano i nostri cuori, le mani si uniscono e tendono verso l’alto. Davide è cosciente da dove arriva l’aiuto di Dio: “Ascolta la voce delle mie suppliche quando grido a te, quando alzo le mani verso la tua santa dimora” (Salmi 28:2). Innanzitutto, si tratta di un atto di arresa al Suo amore e non al timore. Quando alzo le mie mani mi accorgo che sono vuote, che non ho nulla da offrire, anzi ho bisogno di ricevere dalla Sua infinita grazia. Ma possono essere vuote anche perché le ho svuotate dei miei convincimenti, delle mie inutili opere, dei rancori e delle amarezze patite. Proprio come scriveva Paolo a Timoteo: “Io voglio dunque che gli uomini preghino in ogni luogo, alzando mani pure, senza ira e senza dispute” (1Timoteo 2:8).


Come un bambino accorre verso il genitore con le braccia alzate, desiderando un abbraccio, di essere coccolato, così noi alziamo a Dio le nostre braccia nell’adorazione con un desiderio di toccarLo e di sentirlo a noi vicino, di trovare risposta al bisogno più profondo: “Tendo le mani verso di te; l'anima mia, come arida terra, è assetata di te” (Salmi 143:6). Nello stesso tempo, le nostre braccia sono alzate per innalzare simbolicamente Gesù. Non che abbiamo questo potere, ma per esprimere che è degno di gloria. Quando innalziamo Lui, abbassiamo noi al cospetto della Sua signoria. Quando le mani si protendono verso Dio credo sia impossibile aggrapparsi ad altri o ad altro. La nostra totale fiducia si sta volgendo a Lui per essere colmati delle Sue benedizioni ed essere finanche esauditi nelle nostre preghiere. Ci uniamo così al salmista: “La mia preghiera sia in tua presenza come l’incenso, l'elevazione delle mie mani come il sacrificio della sera” (Salmi 141:2). Tornando all’episodio di Mosè, alzare le mani è anche un segno della presenza di YHWH che prende posizione a favore degli israeliti e li guida alla vittoria. Alza le mani, perché Dio è dalla tua parte!



 

Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 09

21 febbraio Numeri 1-2; Marco 3:1-19

22 febbraio Numeri 3-4; Marco 3:20-35

23 febbraio Numeri 5-6; Marco 4:1-20

24 febbraio Numeri 7-8; Marco 4:21-41

25 febbraio Numeri 9-11; Marco 5:1-20

26 febbraio Numeri 12-14; Marco 5:21-43

27 febbraio Numeri 15-16; Marco 6:1-29


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