«Questo libro della legge non si allontani mai dalla tua bocca, ma meditalo, giorno e notte; abbi cura di mettere in pratica tutto ciò che vi è scritto».
Giosuè 1:8
Il 31 ottobre ha un forte valore storico per i credenti evangelici. Quello del 1517, infatti, consegnò agli annali la scintilla della "protesta", quando il monaco sassone Lutero con il gesto dell’affissione delle 95 tesi sul portone della cattedrale di Wittenberg dava "fuoco" alla Riforma. Oggi invece siamo chiamati in maniera banale, quasi assurda, a riflettere sullo stato della fede confrontandoci con Halloween. L’apostolo Paolo esortava: «Badate dunque di camminare con diligenza non da stolti, ma come saggi, riscattando il tempo, perché i giorni sono malvagi» (Efesi 5:15-16). Mentre i tempi vanno sempre più complicandosi, oltre che divenendo sempre più malvagi, la nostra bussola resta unicamente la Scrittura, e di conseguenza sentiamo fortemente nostro il monito rivolto a Giosuè. Meditare la Parola “giorno e notte” intende qualcosa di profondo che va oltre la sommaria lettura o una proclamazione a memoria.
Sempre più persone purtroppo alimentano in modo leggero la propria fede di blog, tweet e aggiornamenti di stato, video e audio (in molti casi senza conoscerne direttamente la fonte), a discapito dello studio e della meditazione personale, più impegnativi. Giosuè era ancora nel deserto quando ricevette tale indicazione, a sottolineare come Dio parla nel posto in cui c’è solo silenzio (senza parole è il significato del termine ebraico deserto). Porsi in ascolto è quindi il punto di partenza della meditazione, che consente alla Scrittura di scendere nel cuore e poi alla bocca di dichiarare con fede. Sviluppare la capacità di fermare i pensieri, la disposizione a non lasciarsi distrarre o condizionare, aiuta la sensibilità della fede a percepire la voce di Dio, dolce e sommessa, proprio come quella udita da Elia sul monte Horeb (1Re 19:12). Nel momento in cui, nel silenzio, giunge la risposta è necessario agire, senza esitazione e lontani dai mille dubbi che possono assalire la mente. Delle volte per agire secondo la fede dobbiamo fermare i nostri pensieri, questo perché i Suoi pensieri non sono i nostri pensieri. La fede deve essere sconsiderata e disavveduta, poiché essa è pazzia e non raziocinio. Se ami te stesso e vuoi conoscere il piano di Dio per la tua vita dedicherai del tempo alla lettura e meditazione della Sua Parola.
«Perciò, fedele cristiano, cerca la verità, ascolta la verità, apprendi la verità, ama la verità, di’ la verità, attieniti alla verità, difendi la verità fino alla morte: perché la verità ti farà libero dal peccato, dal demonio, dalla morte dell’anima e in ultimo dalla morte eterna». Queste le parole del teologo e riformatore boemo Jan Hus, un secolo prima dell’inizio della Riforma. Ispirandosi all’inglese John Wycliffe (1330-1384), Hus promosse un movimento religioso che rifiutava l’investitura divina del papato, sosteneva la Comunione offerta sotto la forma sia del pane che del vino e lottava contro le indulgenze, i pellegrinaggi, il ricorso all’intercessione dei santi e la venerazione delle reliquie. Esortato ad abiurare nel Concilio di Costanza, Hus alzati gli occhi al cielo replicò: “Dio m’è testimone che mai insegnai le cose che mi sono falsamente attribuite e di cui falsi testimoni mi accusano. Egli sa che l’intenzione dominante della mia predicazione e di tutti i miei atti e dei miei scritti era solo tesa a strappare gli uomini dal peccato. E oggi sono pronto a morire lietamente”. Il 6 luglio 1415 gli posero sulla testa una corona di carta tonda con tre diavoli dipinti e la scritta “Questi è un eresiarca” e lo condussero al rogo.
Abbiamo bisogno che la Parola di Dio dimori in noi, che si incarni nel nostro quotidiano, costringendoci a un taglio netto, senza compromessi d’occasioni o scelte interessate. Una fede radicata nelle Scritture non temerà confronti e sarà strumento efficace per la salvaguardia dai venditori di illusioni e dai promotori dell’ultima novità. D’altro canto un messaggio biblicamente cristocentrico è dovere di ogni ministero, anche perché «la fede dunque viene dall’udire, e l’udire viene dalla parola di Dio» (Romani 10:17). Il nostro primo impegno resta quello di predicare Cristo e la Sua opera. Le parole rivolte a Giosuè provengono dal cuore di Dio, di colui che ci ama e ci raccomanda per il nostro bene. Gesù farà altrettanto con i discepoli, ammonendoli a dimorare nella Sua parola. Sia questo devotional un monito per tutti noi a meditare la Parola giorno e notte.
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 45
31 ottobre Geremia 22-23; Tito 1
01 novembre Geremia 24-26; Tito 2
02 novembre Geremia 27-29; Tito 3
03 novembre Geremia 30-31; Filemone
04 novembre Geremia 32-33; Ebrei 1
05 novembre Geremia 34-36; Ebrei 2
06 novembre Geremia 37-39; Ebrei 3
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