top of page
Immagine del redattoreElpidio Pezzella

Non c’è pace senza giustizia

Pregate per la pace di Gerusalemme: prosperino quelli che ti amano.

Salmi 122:6

La città di Gerusalemme con la sua storia fa sussultare il cuore di chiunque abbia un minimo di fede. Le strade percorse da Gesù, i panorami fissati negli occhi dei discepoli, i suoni e gli odori delle folle che seguivano il Messia sono solo alcune delle ragioni che la collocano fuori da ogni paragone con le più grandi e belle città del mondo. Purtroppo, Gerusalemme è una città contesa sul piano politico, religioso, culturale. Nel corso della storia è stata conosciuta con nomi diversi. Il nome attuale deriverebbe dalla parola “shalom”, che significa “pace”, e l’interpretazione più comune sarebbe quella di “città della pace”. Vederla periodicamente al centro di conflitti reca profonda sofferenza, mista, in alcune circostanze, a concreti dubbi. Una città oggetto di così tanta ostilità e contesa tra i popoli come sarebbe la città della pace?


Nel salmo 122 la parola “pace” viene associata a Gerusalemme, sede del palazzo reale e dell’amministrazione della nazione, ma anche il fulcro dell’intero paese dal punto di vista religioso. Infatti, qui fiumane di pellegrini confluivano per le feste prescritte dalla Legge, in occasione delle quali si ritrovavano insieme per celebrare il Signore. Questo salmo era parte di una raccolta che accompagnava gli ebrei nel loro cammino verso la città, i quali, arrivando dalle campagne, restavano a bocca aperta, colmi di ammirazione, una volta giunti davanti a una delle porte di ingresso. L’affetto profondo nei confronti della città si esprime nel desiderio di pace, che non significa solo assenza di guerra, ma prosperità, sicurezza, benessere da parte di Dio. Ho provato a chiedermi il perché la Scrittura ci comandi di pregare per la pace di Gerusalemme, uscendo fuori da ideologie e convinzioni maturate nel tempo, e che spesso non tengono conto dell’evoluzione geopolitica, finendo nell’unire ciò che è spirituale a quanto purtroppo è meramente solo materiale. Lo stesso Gesù ebbe a dichiarare: «Il mio regno non è di questo mondo» (Giovanni 18:36).

Molti cristiani vedono un segno dell’adempimento delle profezie bibliche in quello che sta accadendo in Israele ai nostri giorni, e in particolar modo a Gerusalemme, pur ignorando totalmente la storia politica che ha portato allo stato di Israele e gli accordi internazionali che prevedevano che la città fosse di tutti, palestinesi inclusi. Non si discute come Israele resti quel fico da osservare per riconoscere l’evolversi del regno di Dio, secondo quanto annunciato da Gesù stesso (Luca 21:29-31). Ma il trasporto per il popolo eletto e amato per primo, non deve renderci ciechi da non vedere soprusi e ingiustizie, come reclamato già dai profeti (Michea 3). Nello specifico della questione che sta infiammando lo scenario medio-orientale e insanguinando non solo Gerusalemme, alcuni sostengono che l’unico modo per mettere fine a queste terribili violenze sia di riconoscere ai palestinesi la stessa dignità, la stessa libertà e gli stessi diritti riconosciuti, a livello internazionale, agli israeliani, dato che nessuna pace può essere edificata sulla persecuzione di un popolo, sull’occupazione militare. Non basta, infatti, invocare la fine delle violenze degli uni, se poi gli altri praticano abusi e sopraffazione, violando i fondamentali diritti umani. Ed è anche per tutto questo che non c’è e non ci sarà mai pace senza giustizia. Se alla ricerca primaria del regno di Dio, Gesù associò la giustizia (Matteo 6:33), dovremmo fermarci a riflettere.


Dio non ha abbandonato la sua via con Israele, nonostante più volte questi abbia gli abbia voltato le spalle. Mi chiedo se un popolo che non segue Dio abbia diritto di fare ciò che vuole e ricevere anche il consenso altrui. Meglio allora tornare all’invito del salmo, allargando gli orizzonti. Pregare per Gerusalemme e la sua pace è pregare per il mondo, per la Chiesa, per me stesso, affinché tutti trovino Colui che è la vera Pace, oltre ogni interesse economico e politico. Non a caso, in occasione del suo ultimo pellegrinaggio a Gerusalemme per festeggiare la pasqua, Gesù non poté fare a meno di piangere, prima di entrare in città. Chi più di lui avrebbe desiderato la pace per Gerusalemme? Forse Gesù piangeva pensando a quali cose terribili avrebbe dovuto affrontare quella città in futuro… Eppure, con quel gesto, Gesù rilevò che Gerusalemme non aveva saputo riconoscere il suo Messia, ovvero ciò che occorreva per la sua pace. Dio non ha abbandonato la città che aveva scelto. Israele, come la Palestina e il mondo intero (Giovanni 3:16), può ancora conoscere la pace che Dio vuole darle, accogliendo il Messia e il Suo Vangelo. In questo modo le parole del Salmo prenderanno nuova luce e nuova forma davanti a coloro che hanno a cuore la pace di Gerusalemme e in Israele: pregare anche per un accoglimento di Gesù come Messia perché solo Lui può portare la pace!



Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 21

17 maggio 1Cronache 1-3; Giovanni 5:25-47

18 maggio 1Cronache 4-6; Giovanni 6:1-21

19 maggio 1Cronache 7-9; Giovanni 6:22-44

20 maggio 1Cronache 10-12; Giovanni 6:45-71

21 maggio 1Cronache 13-15; Giovanni 7:1-27

22 maggio 1Cronache 16-18; Giovanni 7:28-53

23 maggio 1Cronache 19-21; Giovanni 8:1-27


 

Versione in lingua russa


264 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page