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Non essere turbato

Immagine del redattore: Elpidio PezzellaElpidio Pezzella

Il vostro cuore non sia turbato; credete in Dio e credete anche in me. 

Giovanni 14:1



Suscita tenerezza l’atteggiamento di Gesù che con amorevole dolcezza spiega ai discepoli il motivo per cui li deve lasciare. Gli undici sono in uno stato di profondo turbamento, probabilmente a motivo delle tre predizioni ricevute in sequenza: il tradimento di Giuda (13:21), la sua dipartita da questo mondo (13:33) e il rinnegamento di Pietro (13:38). Non è stata una giornata serena. Uno stato di svuotamento e un mancamento di appiglio li sta assalendo. Sono in preda ad uno stato di abbandono, e Gesù tende loro la mano per attraversarlo. Mi sembra di rivivere la scena del cieco di Betsaida (Marco 8:23) condotto al Maestro affinché lo guarisse. Gesù invece lo prende per una mano ed inizia a camminare con lui, fino ad uscire fuori dal villaggio. Anche questo uomo vive un perenne stato di abbandono, ha bisogno di qualcuno che lo accompagni e lo assista. E quando si ha paura di essere abbandonati, l'unica cura plausibile è abbandonarsi, cioè fidarsi di chi tende la mano. Non possono bastare semplicemente delle parole di incoraggiamento per non avere paura. La paura non si scioglie con le parole, ma attraverso la forza della fiducia, che ha il potere di vincere ogni turbamento perché trova forza nello stringere la mano e affidarsi.


Il verbo greco utilizzato dall'evangelista non implica un turbamento interiore, ma un vero e proprio scombussolamento, una sorta di terremoto, uno scossone destabilizzante che comporta uno stato di agitazione. Proprio come quello provato da chi convive con i movimenti tellurici di un territorio soggetto a terremoti, un po' come l’anima nostra, continuamente tremante. Anche di recente, le scosse ci stanno ricordato che la terra sotto i nostri piedi trema, facendo sobbalzare e oscillare tutto quello che sopra vi è stato costruito. Si riaprono ferite, si riaccendono timori mai del tutto sopiti. Gesù esorta i discepoli (e noi con loro) a superare tale momento difficile invitandoli a credere in lui in modo rinnovato e più profondo: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. Abbiate fede in Dio. Credete. Siamo sfidati ad andare oltre il presente, a valicare il contingente, a sporgerci oltre la nostra realtà, anche se Gesù non è fisicamente presente. L'importante è quella fede che abbiamo ricevuto in eredità. Con la sua partenza mette i discepoli di fronte al dramma dell’abbandono, ma è unicamente per guarirli. Proprio nello spazio che si viene a creare con la sua assenza, potranno sperimentare la Sua presenza, perché chi ama sa anche fare un passo indietro per farci fare un passo in avanti. Lui è con te, non aver paura!


Siamo di fronte a un vero discorso d'addio, paragonabile a quello di Giacobbe che benedice i figli prima di morire o a quello di Mosè che si congeda da Israele e lascia le consegne a Giosuè, nel quale Gesù ribadisce "il vostro cuore non sia turbato e non si spaventi" (v. 27). Quasi a dire di stare tranquilli, senza avere paura. E come si fa? Quando umanamente vengono meno le sicurezze o un imprevisto fa calare di colpo la notte? Tanto più di fronte ad un imminente distacco fisico. Il Maestro è pienamente consapevole del trauma che li sta colpendo, ecco che insistentemente li rassicura, fornendo anche delle spiegazioni. Il turbamento del cuore non riguarda solo le emozioni, ma nello specifico l'intelligenza e la volontà. Infatti, se nella nostra cultura il cuore è immaginato come la sede degli affetti, nel linguaggio biblico il cuore è la sede dell'intelligenza e della volontà, cioè del pensiero (Matteo 9:4): il cuore è l'intimo, il centro della persona, il luogo profondo in cui la nostra persona prende coscienza di sé, riflette sugli avvenimenti, medita sul senso della realtà, assume comportamenti responsabili verso Dio. Allora questo imperativo del Maestro potrà anche metterci in crisi, ma ci proietta al dopo partenza, a quel posto preparato per noi, dove saremo per sempre con Lui (vv. 2-3) e che nessuno potrà portarci via. Credo che qui risieda la piena consolazione.


 


Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 12

17 marzo Deuteronomio 30-31; Marco 15:1-25

18 marzo Deuteronomio 32-34; Marco 15:26-47

19 marzo Giosuè 1-3; Marco 16

20 marzo Giosuè 4-6; Luca 1:1-20

21 marzo Giosuè 7-9; Luca 1:21-38

22 marzo Giosuè 10-12; Luca 1:39-56

23 marzo Giosuè 13-15; Luca 1:57-80

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IL MIO IMPEGNO

Per rispondere all’aspirazione e al desiderio di tanti onesti credenti di trafficare i talenti ricevuti, mi sono impegnato a formare uomini e donne fedeli per “un servizio che serve”, seguendo l’invito di Gesù (Mt 20:26-27). Il materiale proposto vuole offrire occasioni di formazione e crescita personale non da paventare ad altri, ma una condivisione per crescere assieme, lontani da polemiche, accuse e ogni forma di giudizio volto a alimentare dissidi e contese inutili. Io ci provo! 

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