«Prima che io ti formassi nel grembo di tua madre, ti ho conosciuto; prima che tu uscissi dal suo grembo, ti ho consacrato e ti ho stabilito profeta delle nazioni».
Geremia 1:5
Vi sono brani della Bibbia che sono parte del nostro bagaglio di fede. Uno di quelli cui sono particolarmente legato è proprio questo rivolto a Geremia, giovane sacerdote al servizio nel tempio, nel tempo precedente la deportazione del popolo del regno di Giuda sotto l’impero babilonese. Risulta scontato pensare di essere figli dei propri genitori, di essere frutto di un loro rapporto, anche se per qualcuno un errore o un “caso”. Geremia ricevette la rivelazione che è il Signore ad averci formati nel grembo di nostra madre. Chi ha timore di Dio crede che vi è una volontà al di sopra di due persone, che trascende la sessualità o la manipolazione da laboratorio, e che la mente umana non può afferrare: il volere di Dio. Dietro una nascita vedo sempre un’opera divina, perché credo che la vita procede da Lui. Coloro scampati ad un aborto, voluto o meno, o frutto di una gravidanza complicata non avranno difficoltà a confermare che dietro una nascita vi è sempre qualcosa di straordinario! Geremia percepisce che è il volere di Dio ad averlo chiamato all’esistenza, avendo stabilito un piano per lui. Il credente non dovrebbe avere difficoltà a dichiarare: “Se vivo è perché Dio mi ha voluto”. Quanto risulta difficile per alcuni affermare che la nostra vita è legata al volere di Dio.
Il giovane profeta poteva ritenere che lo scopo della sua esistenza era svolgere un servizio al tempio. Non aveva ancora conosciuto il motivo di Dio. La rivelazione gli “cadde addosso” come una doccia fredda: “Io ti ho stabilito profeta delle nazioni”. Il profeta grida di preparare la via al Signore, annuncia che il regno di Dio è venuto a dimorare in mezzo a noi, invita al ravvedimento e alla conversione. Ciò è quanto la chiesa è chiamata ad annunciare. Tutti siamo chiamati ad essere profeti delle nazioni, una voce che rompe il silenzio. Tuttavia dinanzi a simile chiamata, alcuni adducono scuse. Geremia rispose di essere un ragazzo e di non avere capacità per tale vocazione. Le migliori parole faranno sempre fatica a parlare di Dio senza l’intervento dello Spirito che le veicola ai cuori. È necessario riconoscere questa limitazione e piuttosto essere pronti, come Giovanni il battista, a rimetterci la testa. Questi non temette per la sua vita, denunciò il peccato di Erode senza remore. Anche Geremia, da sacerdote e figlio di sacerdote, dovrà denunciare le azioni dei sacerdoti e parlare contro la sua stessa famiglia. Siamo chiamati ad essere voce per Dio nel posto dove ci troviamo. L’Eterno stese la mano sulla bocca di Geremia e depose in lui le Sua parole, sopperendo alla sua incapacità nel parlare. Il Signore lo fa anche con noi, ma è necessaria la fede per poter credere che la nostra bocca può comunicare la parola di Dio. Di certo dalla stessa fonte non può uscire acqua sporca e acqua pulita. Ecco perché qualcuno si nasconde e dichiara di essere un ragazzo.
Chi si vergogna di Lui, rifiutando di mettere la propria bocca per annunciare la parola, un giorno non sarà riconosciuto al cospetto di Dio. Sei consapevole di essere stato raggiunto da Dio, che ha trasformato la tua vita aprendo orizzonti inconcepibili a mente umana? La Sua grazia ci è piombata addosso come un dono e noi l’abbiamo afferrata. Allora abbiamo anche considerato che il sacrificio di Cristo richiedeva prendere la Sua croce in spalla ogni giorno? A coloro che non erano pronti Gesù chiedeva: “Ve ne volete andare?” Egli non trattiene nessuno. Come Pietro io voglio che dalla mia bocca escano queste parole: “Signore a chi ce ne andremo Tu solo hai parole di vita eterna”. Vi è una chiamata rivolta ad ogni cuore timoroso e timorante di Dio: divellere e sradicare il peccato e tutto ciò che non è degno della Sua presenza. Siamo chiamati a denunciare il peccato e, quando è necessario, abbatterlo e distruggerlo. Per tali azioni è richiesto impegno fisico e tempo per vedere cader muri di oppressione, abbattuto i quali si potrà cominciare ad edificare, a seminare e innaffiare annunciando la Sua parola. Non esiste vocazione tanto speciale quanto questa. La mia speranza è che possiamo levarci e dichiarare: “Signore, ecco le mia mani, la mia bocca e le mie gambe. Fa di me ciò che vuoi, il mio desiderio è essere nel Tuo volere. Sapere che Tu sei Colui che mi conosce fin da prima della mia nascita, mi rende consapevole che la mia vita è nei tuoi piani per essere parte della tua storia”. Non sei nato per caso!
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 52
23 dicembre Habacuc; Apocalisse 15
24 dicembre Sofonia; Apocalisse 16
25 dicembre Aggeo; Apocalisse 17
26 dicembre Zaccaria 1-4; Apocalisse 18
27 dicembre Zaccaria 5-8; Apocalisse 19
28 dicembre Zaccaria 9-12; Apocalisse 20
29 dicembre Zaccaria 13-14; Apocalisse 21
30 dicembre Malachia; Apocalisse 22
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