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Immagine del redattoreElpidio Pezzella

Non si nasce discepoli

«Fate discepoli!»

Matteo 28:19

Quello di discepoli non è un titolo acquisito alla nascita, ma un ruolo che richiede volontà, desiderio e impegno, partendo da una decisione personale. Molte chiese contemporanee, di diverse latitudini, stanno focalizzando le loro attività non più sull’educazione e formazione al servizio, ma su una febbrile richiesta di intrattenimento: la musica fa da diversivo, gli incontri e le progettualità condivise hanno prospettive di breve respiro, mirando più ad incontrare i piaceri e le “mode” del momento anziché i precetti della Scrittura. Clive Staples Lewis, autore de Le Cronache di Narnia, ben sintetizzava il pensiero che potrebbe antagonizzare questo fenomeno: “Tutto ciò che non è eterno è eternamente fuori moda”. Tutto quello che non riguarda la nostra salvezza eterna, la nostra vocazione spirituale o fede biblica dovrebbe essere reputato fuori moda, quindi tenuto fuori dalla chiesa. In questi contesti non è raro, per chi ha un approccio più integralista alle Scritture, di essere tacciati come “credenti fuori moda”. Il nostro impegno è dedicarci alle cose che non sono corruttibili da tignola o ruggine o che possono essere portate via dai ladri (Matteo 6:19-20): desideriamo vivere una fede proiettata all’eternità e a Dio. Mai lasciarsi condizionare da giudizi e opinioni umani.


Gesù guardava a noi e dopo di noi, quando nello scegliere i discepoli raccomandava loro di fare altri discepoli. Ogni credente dovrebbe maturare la convinzione che siamo anche discepoli, ed in quanto tale ha un Maestro da seguire, dal quale attingere e del quale ripercorrere le orme. Come per i primi discepoli, anche per tutti i credenti, di tutti i secoli e di tutte le generazioni, e quindi anche per noi, ritorna l’imperativo di Gesù: «Fate discepoli!». Se ogni discepolo avesse ottemperato a tale ordine oggi i numeri sarebbero altri. Forse perché tutti quelli che sono stati chiamati non hanno ancora scelto di essere discepoli. Non trovo altra spiegazione plausibile. Importante, quindi, sarebbe capire chi è il discepolo e delinearne i tratti che lo contraddistinguono. Sono in circolazione diversi insegnamenti che cercano di classificare come discepolo ogni credente. Per principio è così che dovrebbe essere, ma i fatti dimostrano che molti sono quelli che vivono una fede passiva, ascoltano le predicazioni, ricevono insegnamenti e partecipano alle attività ma non si dedicano al servizio e all’evangelizzazione. Per avallare la tesi che non tutti i credenti sono discepoli basti ricordare la folla che seguiva Gesù: da quella folla furono scelti i discepoli. Dai testi biblici si evince che discepoli non fossero solo dodici, ma che il gruppo fosse più nutrito. Quando, però, il cammino diventò più duro molti andarono via: al manipolo più ristretto di uomini rimasti, Gesù chiese se volessero anche loro andare via (Giovanni 6:67).


La vita mette davanti al cammino del credente momenti difficili, bivi e circostanze che richiedono una scelta e, non sempre è facile scegliere di essere dalla parte del Signore. Il discepolo riesce a mettere davanti a tutto il Suo regno e la sua Giustizia: «Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più» (Matteo 6:33). Sei disposto? Ogni discepolo dovrebbe impegnarsi a rivestirsi con il mantello del maestro. “Allora Eliseo disse a Gheazi: «Cingiti i fianchi, prendi in mano il mio bastone, e parti. Se incontri qualcuno, non salutarlo; e se qualcuno ti saluta, non rispondergli; e poserai il mio bastone sulla faccia del bambino»” (2Re 4:29). Quando il mantello diventa bastone si è perso il senso delle cose dello Spirito. Si è racchiuso l'agire divino nei nostri schemi, in processi da controllare o da usare a comando, proprio come un bastone. Il mantello dei profeti era un indumento umile, di pelo di cammello, per nulla appariscente. Per questo chi serve Dio non ricerca show e non spettacolarizza la potenza dello Spirito. È pur vero che quando Eliseo è attratto da Elia, il suo unico desiderio è seguirlo, mai lasciarlo, al punto di averlo dentro di sé con una doppia parte del suo spirito. L'unzione non può essere trasferita, in quanto non dote umana. Ecco allora: "alza gli occhi, ... se vedrai...".


 

Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 50

05 dicembre Daniele 1-2; 1Giovanni 4

06 dicembre Daniele 3-4; 1Giovanni 5

07 dicembre Daniele 5-7; 2Giovanni

08 dicembre Daniele 8-10; 3Giovanni

09 dicembre Daniele 11-12; Giuda

10 dicembre Osea 1-4; Apocalisse 1

11 dicembre Osea 5-8; Apocalisse 2

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