Giuda, fratello di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu anche il traditore.
Luca 6:16
Le vicende di Gesù, come gran parte delle storie bibliche, sono costellate di storie di uomini e donne non sempre esempi di virtù. Nel fornirci l’elenco dei dodici scelti dal Maestro a seguirlo, Luca non esita a dirci da subito qual sarà il ruolo di uno di loro. Giuda fu scelto fin dalla prima ora per essere uno dei dodici, non era nato traditore, né lo era al momento di essere scelto: purtroppo lo divenne successivamente. Tanti nel tempo hanno cercato di interpretare il suo ruolo e il perché del suo tradimento. I vangeli ci forniscono a suo riguardo poche informazioni: a lui era stata affidata la borsa comune del gruppo; a Betania si lamentò dello spreco del profumo prezioso versato da Maria sui piedi di Gesù, non perché “non perché si curasse dei poveri, ma perché era ladro e, tenendo la borsa, ne sottraeva ciò che si metteva dentro” (Giovanni 12:6). Ai capi dei sacerdoti farà esplicita proposta: “Quanto mi volete dare, perché io ve lo consegni?” (Matteo 26:15).
Il tutto appare ridursi a una questione economica, per la serie “tutto ha un prezzo”. La più banale delle spiegazioni, ma la più veritiera. Lo stesso Maestro aveva esortato a fare una scelta: o Dio, o Mammona (Matteo 6:24). Mammona, il denaro, “l’idolo di metallo fuso”, non è uno dei tanti idoli che possiamo erigere o frapporre tra noi e Dio, ma è quello per antonomasia, quello che diventa padrone e rende schiavi, quello che concentra tutto su di sé. Nei fatti probabilmente è in questo mondo il vero antagonista di Dio. Potrebbe suonare strano a qualcuno, ma nessun decide di servire Satana senza un guadagno. Chi lo fa, crede di ottenere qualche potere o beneficio temporale. Quante ne doveva aver vissute l’apostolo Paolo per segnalare al giovane discepolo che “l’avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali e, per averlo grandemente desiderato, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti dolori” (1Timoteo 6:10). Non solo un male sociale, un cancro che distrugge quanto ci circonda, ma un verme che fa deviare dalla fede, ossia la fede viene manipolata o deturpata per un interesse economico, elevando il Molek (Moloch) di turno come al tempo di Geremia, a cui venivano immolati giovani e fanciulle (32:35).
Giuda chiese di quantificare un prezzo. Ciascuno può tradire Gesù anche per altro che non sia una sporca somma di denaro. Si può tradire il Cristo non solo tradendo il proprio coniuge, ma tradendo la propria vocazione, divenendo infedeli ai suoi ministri, pascendo se stessi piuttosto che il gregge affidato, macellando le pecore anziché curarle. Tradiamo il Signore ogni volta che “violentiamo” la nostra coscienza, mettendo a tacere la nostra bocca, volgendo lo sguardo altrove. Chi è senza peccato… Io stesso lo posso tradire proprio ora, se mi preoccupo di raccogliere l’approvazione dei lettori, invece che trasferire il messaggio del Vangelo. Tremo a questa possibilità. Differentemente da Giuda, e in maniera più completa, noi oggi sappiamo chi è Gesù: il Figlio di Dio. Ecco allora che dobbiamo fare i conti con quel “Giuda” che è parte di noi, che vive dentro di noi, e non si è ancora arreso al Cristo, prima che qualcuno lo sveli. Infatti, dopo il pasto pasquale, Gesù svela ai discepoli che tra loro c’era un traditore. Immediata parte tra i presenti la caccia all’indiziato, ma dura poco. Infatti, piuttosto che investigare se stessi, ritengono più interessante scoprire chi avrebbe preso il posto del Maestro. La pressante ricerca del “posto di comando” è anch’essa un tradire.
Gesù conosce il pericolo e impartisce loro altre indicazioni (Luca 22:24-28). Dopo prese una bacinella ed un asciugamano ed iniziò a lavare i piedi ai presenti (Giovanni 13:4-5). Solo Pietro oppose resistenza, avendo compreso a fondo chi era Colui che stava compiendo quel gesto. Mentre altrove il traditore si preparava a portare a compimento il suo disegno, Gesù assume l’atteggiamento del servo fino a dare la Sua vita per noi. L’apostolo Pietro ci ricorda che non siamo stati comprati con oro o argento ma con il preziosissimo sangue dell’Agnello (1Pietro 1:19). A quei tempi una persona pagava una somma di denaro per avere possesso sulla vita dello schiavo. Noi siamo divenuti Suoi e ora Gli apparteniamo. Siamo chiamati a servire gli altri con amore, a tendere la mano a chi ha bisogno. Colui che serve tende la mano per dare e non per prendere. Chi lo fa per afferrare non è degno di fiducia e da costui bisogna prendere le debite distanze.
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 22
23 maggio 1Cronache 19-21; Giovanni 8:1-27
24 maggio 1Cronache 22-24; Giovanni 8:28-59
25 maggio 1Cronache 25-27; Giovanni 9:1-23
26 maggio 1Cronache 28-29; Giovanni 9:24-41
27 maggio 2Cronache 1-3; Giovanni 10:1-23
28 maggio 2Cronache 4-6; Giovanni 10:24-42
29 maggio 2Cronache 7-9; Giovanni 11:1-29
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