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Immagine del redattoreElpidio Pezzella

Ripiena di Grazia

L’8 dicembre segna per tradizione l’inizio dei preparativi natalizi, quali l’albero, il presepe e altri addobbi. Tale ricorrenza ha la peculiarità di riscaldare il cuore delle persone, nonostante queste siano, ogni anno sempre più, pervase da sentimenti di tristezza ed insoddisfazione, frutto soprattutto delle difficoltà economiche che imperversano sulla nostra società. Può bastare il luccichio di un albero addobbato o un presepe pieno di personaggi a far dimenticare le tragedie di tutti i giorni, annebbiando così anche le anime delle persone sul vero motivo per cui Cristo è venuto a nascere? Nel vangelo di Giovanni (3:16) è scritto: «Dio ha tanto amato il mondo che ha mandato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna». Questo il vero motivo: Cristo è venuto ad abitare tra le tenebre in quanto luce di Dio affinché la Sua luce potesse risplendere nelle tenebre dell’umanità.

L’8 dicembre, secondo il calendario gregoriano, è una ricorrenza dedicata a Maria, madre di Gesù. Questa accolse nel suo grembo il nascituro figlio di Dio. Considerando come la Bibbia ci ricordi che ogni essere umano ha peccato ed è privo della gloria di Dio ed è da Lui separato, che tale divisione ed allontanamento possa essere eliminato solo attraverso l’accettazione del sacrificio compiuto da Gesù sulla croce per noi, viene da chiedersi come sia stato possibile che una donna, in cui albergava il peccato, abbia potuto ospitare nel proprio grembo Colui che è senza peccato? Molti nel corso della storia hanno provato a rispondere, e nel 1854 Papa Pio IX ha risolto la questione stabilendo il dogma dell’Immacolata Concezione: tutti gli uomini hanno peccato tranne Maria. Alcune presunte verità nascono dal buon proposito di voler comprendere e spiegare cose per molti aspetti inspiegabili. L’uomo si è sempre sforzato di andare oltre l’umana comprensione, anche quando sarebbe stato più ragionevole ammettere la limitatezza della nostra natura. Infatti, la Bibbia dichiara che oggi conosciamo solo in parte (1 Corinzi 13:9-10).

Il vangelo di Luca descrive in maniera dettagliata la storia di Maria, di come l’angelo Gabriele venne inviato in una piccola città della Galilea. A quei tempi la Galilea era una provincia agli estremi dell’Impero, dove nessuno si sarebbe mai recato. Qui un popolo praticava il culto al Dio unico nel tempio di Gerusalemme, al cui interno non vi era nessuna raffigurazione. In una piccolissima e sconosciuta cittadina, Nazareth, proprio lì, presso una umile casa, Dio mandò il Suo messaggero alla giovane Maria, fidanzata con Giuseppe della casa di Davide. L’angelo la salutò: «Salve, o favorita dalla grazia, il Signore è con te» (Luca 1:28). Maria potrebbe incarnare ognuno di noi e l’apparizione rappresentare il momento in cui Dio si è palesato a noi in un qualsiasi modo. Quell’incontro inaspettato suscitò turbamento come accade a chiunque incontra Dio. L’angelo, però, cercò di rassicurarla: «Non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio» (Luca 1:30). Il Signore fa lo stesso con noi, poiché il Suo raggiungerci è finalizzato alla nostra salvezza; Egli vuole introdurci nel Suo progetto, manifestando la Sua gloria e la Sua grazia. Non dimentichiamo mai che non saranno i nostri meriti o uno stile di vita a farci trovare grazia presso Dio.

La Grazia raggiunse Maria, una donna sconosciuta che viveva in un posto non considerato e si manifestò con il concepimento di un figlio. La vita di ciascuno di noi diventa contenitore della grazia di Dio: «Ed ecco tu concepirai nel grembo e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato figlio dell’Altissimo» (Luca 1:31-32). Il figlio di Dio è nato una sola volta quale uomo sulla terra, ma ogni giorno “nasce” in milioni di cuori, che si aprono alla Sua grazia accogliendolo quale proprio Salvatore. L’azione di Dio entra nella nostra esistenza, la Sua Grazia ci trasforma e chiama a un compito inatteso. Maria, pur essendo una donna pia, non avrebbe mai immaginato di diventare la portatrice del Messia. Il Signore ci vuole come Suoi collaboratori, ma nessuno di noi è strumento di Grazia, possiamo essere canali attraverso cui raggiunge altri. Difatti Elisabetta, parente di Maria e futura madre di Giovanni il battista, le rivolse un’espressione divenuta poi parte di una preghiera mariana: «Tu sei benedetta tra le donne e benedetto è il frutto del tuo grembo» (Luca 1:42). Ella dopo aver partorito Gesù condusse una normale vita matrimoniale partorendo altri figli. Inoltre lei stessa, dopo aver appreso quanto l’angelo le aveva annunciato, elevò una lode al Signore affemando: «L’anima mia magnifica il Signore, e lo spirito mio esulta in Dio, mio salvatore» (Luca 1:47).

Maria chiese però spiegazioni. Anche noi, spesso, siamo posti dalla Scrittura dinanzi a svariate situazioni inspiegabili e, il più delle volte, proviamo e cerchiamo di comprenderle. Ci chiediamo così come nasca la Sua opera nella nostra vita e come si possa adempiere il Suo piano, soprattutto conoscendo i nostri limiti e le nostre capacità. Ritengo che ci siano sfere esistenziali in cui la fede debba essere padrona. Solo così potremmo accettare che Gesù possa essere stato non solo vero Dio, ma anche vero uomo e si potrà, altresì, spiegare ed accettare la Sua opera in noi. Al dubbio di Maria l’angelo replicò: «Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti adombrerà…» (Luca 1:35), ciò a dimostrare come l’opera di Dio è adempiuta ed è compiuta dal Suo Spirito, agendo come e quando vuole. Lei ricevette conferma attraverso la notizia della gravidanza di Elisabetta, fino ad allora sterile, a riprova che nulla è impossibile con Dio. Tutto quello che non riusciamo a spiegarci lo dobbiamo accettare per fede sapendo che a Dio tutto è possibile. Ciò che siamo chiamati a fare è piegare le ginocchia dinanzi a Gesù che ha versato il sangue sulla croce per redimere la nostra vita. L’aver scelto Maria non esclude affatto che avrebbe potuto scegliere un’altra donna al suo posto, poiché la salvezza non avviene attraverso Maria o altro essere umano. La Scrittura ci rammemora che «In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati» (Atti 4:12).

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