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Se l’Eterno è con noi

Immagine del redattore: Elpidio PezzellaElpidio Pezzella

Gedeone gli rispose: «Signore mio, se l’Eterno è con noi, perché mai ci è avvenuto tutto questo?»

Giudici 6:13



La vicenda di Gedeone, quinto nella serie dei dodici giudici nell’omonimo libro, è tra quelle che cattura da sempre la mia attenzione. Occorre premettere che il termine ebraico «giudice» esprime un’idea un po’ diversa da quella di un magistrato o di uno che amministra la giustizia. Si tratta, infatti, di un eroe o un capo carismatico, chiamato da Dio per liberare il popolo di Israele da situazioni avverse e dai nemici esterni. Dei dodici giudici Gedeone è il primo eroe guerriero. Apparteneva alla tribù di Manasse, al clan di Abiezer, figlio di Joash di Ofra, una località a pochi chilometri ad est di Samaria. Ai suoi giorni, il paese è razziato periodicamente dai Madianiti, unitamente agli Amalechiti e ad altri popoli orientali, ed il popolo è sempre più ridotto in miseria. Ogni volta che questi spuntavano dal deserto, gli Israeliti si rifugiavano terrorizzati negli anfratti e nelle caverne dei monti, quasi paralizzati dalla paura. Il libro dei Giudici fa risalire l’oppressione alla colpa d’Israele di aver abbandonato il proprio Dio (6:1), il quale non resta indifferente ma interviene al grido del suo popolo.


Il Signore entra in scena, andando a chiamare un giovane del tutto insignificante e senza potere alcuno. Gedeone sta trebbiando, non può farne a meno e per sopravvivere deve vincere la paura di essere scoperto dagli oppressori. Lo fa ponendosi non sull’aia, dove sarebbe stato facilmente visto, ma di nascosto nello strettoio (la cantina del vigneto). Si trova in questo anfratto, quando l’angelo del Signore si palesa sotto una quercia nel campo e lo saluta interpellandolo come “uomo forte e valoroso”. Possibile? Sta guardando a Gedeone o a qualcun altro? Il giovane non è stupito dalla presenza divina, anzi risponde levando le sue rimostranze, prima sul perché il popolo sta vivendo quella condizione e poi sulla scelta ricaduta sulla sua persona. Ha finalmente l’occasione per sfogarsi, dare voce al suo lamento nei confronti di chi ancora parla di Dio o in nome Suo. Quando le situazioni sono avverse, quando le condizioni sono pessime, quando l’alba non aspetta il tramonto e viceversa, Dio non trova spazio nei pensieri e nelle attese. E allora si chiede: “Dove sta? Dove è finito?”. La risposta pronta e diretta dell’angelo ha qualcosa di stravolgente: “Va' con questa tua forza e salva Israele dalla mano di Madian. Non sono io che ti mando?” (6:14).


Piuttosto che piagnucolare su quanto la vita ci sta riservando, invece di scaricare su Colui che tutto governa le colpe di quello che sta accadendo, prendiamo consapevolezza delle nostre possibilità e passiamo all’azione. Riavvolgiamo il nastro, perché molto probabilmente le cause stanno altrove. Qualunque sia l’origine del “male”, quel che c’è da fare al presente è andare e affrontarlo, avendo piena fiducia nei propri mezzi e contando sull’assistenza divina, perché l’Eterno è con noi, sempre e comunque. Quando pensi a Gedeone, prova a calarti in quello che avrà provato in quel momento. La forza che stai usando per trebbiare, puoi usarla per affrontare qualsiasi problema. Non solo la tua azione salverà te, ma sarà l’innesco per salvare il popolo. E se Dio è con te chi sarà contro di te? Esci dallo strettoio, lascia il campo di Ofrah. Agli occhi del Signore anche tu sei “forte e valoroso”. Non mancheranno i dubbi. L’esitazione ti accompagnerà. Il continuo della storia dice che Gedeone chiede ripetuti segni per essere certo di quanto udito. Non dubita della parola di Dio, ma vuole essere certo che quella parola sia rivolta proprio a lui. Avveduto, timoroso, premuroso … per me uno che non vuole fare di testa sua. Facciamo altrettanto.



 

Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 08

17 febbraio Levitico 21-22; Matteo 28

18 febbraio Levitico 23-24; Marco 1:1-22  

19 febbraio Levitico 25; Marco 1:23-45

20 febbraio Levitico 26-27; Marco 2

21 febbraio Numeri 1-2; Marco 3:1-19

22 febbraio Numeri 3-4; Marco 3:20-35

23 febbraio Numeri 5-6; Marco 4:1-20

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Per rispondere all’aspirazione e al desiderio di tanti onesti credenti di trafficare i talenti ricevuti, mi sono impegnato a formare uomini e donne fedeli per “un servizio che serve”, seguendo l’invito di Gesù (Mt 20:26-27). Il materiale proposto vuole offrire occasioni di formazione e crescita personale non da paventare ad altri, ma una condivisione per crescere assieme, lontani da polemiche, accuse e ogni forma di giudizio volto a alimentare dissidi e contese inutili. Io ci provo! 

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