Egli mi ha guidato e mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce.
Lamentazioni 3:2
Geremia descrive il suo stato d’animo come di chi si sente guidato verso un luogo di oscurità senza luce: assenza luce vuol dire nessuna speranza o certezza. È chissà che tu non ti senta come il profeta, e al suo pari avverti il bisogno di relazionarti con Colui che qui ti ha condotto. Il lui di Geremia è Dio. In questo tempo di tenebre, forse sei tra coloro che lamentano e domandano: “Dio, sei dietro questa terribile circostanza?” o tra coloro che lo accusano di non fare nulla per fermarlo. La descrizione che fa è a tratti inquietante. “Hai allontanato la mia anima dalla pace, ho dimenticato il benessere. Ho detto: «È scomparsa la mia fiducia e la mia speranza nell'Eterno». Ricordati della mia afflizione e del mio vagare, dell’assenzio e dell’amarezza. L’anima mia se ne ricorda del continuo ed è abbattuta dentro di me” (versi 17-20). Verrebbe da chiedersi come sia possibile che nella Bibbia che dovrebbe avvicinarci al Creatore ci siano tali parole radenti la depressione. Anche se può apparire deprimente e la maggior parte delle persone non lo memorizzerà mai, Dio ha posto il libro di Lamentazioni nella Bibbia, perché vuole che quelli che soffrono nell’oscurità sappiano che Lui sa come si sentono. E, come Geremia, anche noi abbiamo tutto il diritto di esprimere le nostre emozioni all’Eterno. Il lamento è un onesto riflesso di come si sente il profeta, anche se non rende pienamente conto di tutto ciò che Dio stava facendo. Facciamo fatica a vedere o capire come Dio sta lavorando nella nostra vita quando attraversiamo un periodo di buio o siamo preda del dolore. Dovremmo però essere onesti come il nostro profeta e sfogarci senza voltare le spalle.
Negli anni 1914-1917 la missione Endurance aveva come obiettivo l’attraversamento dell’Antartide via terra. La nave Endurance, comandata da Ernest Shackleton doveva navigare il più a sud possibile e poi percorrere un centinaio di chilometri attraverso il Polo Sud. Una seconda nave, l’Aurora, avrebbe dato loro supporto, rifornendo il cibo e il carburante per consentire al gruppo di Shackleton di completare il loro viaggio di 1.800 miglia (2.900 km). Ma un congelamento precoce cattura e distrugge la nave nel ghiaccio polare a diverse centinaia di chilometri dalla loro destinazione. Per più di un anno, i ventotto uomini dell’equipaggio di Shackleton hanno combattuto per sopravvivere in temperature sotto zero (dai -22°C a -45 °C). La cosa peggiore per questi uomini non era però la temperatura, ma l’oscurità. Al Polo Sud, il sole tramonta a metà maggio e non ritorna fino ad agosto. Coloro che hanno sperimentato questo dicono che non c’è desolazione così devastante come l’oscurità della notte polare. Settimane e settimane senza alcuna luce. Il buio totale. Gli uomini erano allo stremo e lo stato emotivo a pezzi. Riuscirono comunque ad arrivare all’isola Elephant nelle Shetland Meridionali, da dove il comandante Shackleton salpò alla guida di una scialuppa, salvata dal naufragio, nel temerario tentativo di raggiungere una base baleniera situata nella Georgia del Sud. Riuscì incredibilmente nell’impresa, attraversando uno dei mari più pericolosi ed inospitali al mondo. Qui organizzò una spedizione di soccorso che solo molti mesi dopo riuscì a recuperare gli uomini rimasti ad attendere all’isola dell’Elefante. Con grande orgoglio, nessuno dei suoi uomini morì in Antartide.
Questa storia può rappresentare il viaggio della vita, e il comandante essere tipo del Signore che compie l’impossibile per tirarci fuori dalle tenebre. I più grandi cristiani nei secoli non sono coloro che Dio libera da ogni dolore e infelicità, ma quelli che libera attraverso il loro dolore e la loro miseria. Ricorda che Lui è pronto a camminare con te attraverso l’oscurità e non ti abbandonerà nella tua condizione. Potrei citarti Elia, Mosè e chiunque ha ricevuto una missione da Dio, i quali hanno dovuto fare i conti con “la valle dell’ombra della morte”, respirare la disperazione e desiderare finanche di morire. Martin Lutero attraversò momenti così bui che la moglie fu costretta a far sparire tutti i coltelli dalla loro casa per paura che si uccidesse. “Per più di una settimana ero vicino alle porte della morte e dell’inferno” - ha scritto - “ho tremato costantemente. Non ho potuto trovare pensieri di Cristo, solo di disperazione”. Dio non l’ha abbandonato. Riesci a scorgere che non sei solo nei tuoi pensieri? La tua nave forse è incastrata nei ghiacci e presto colerà a picco, ma il Comandante compirà l’impresa di riportarti a casa. A volte dobbiamo affrontare esperienze difficili e dolorose, affinché da noi possa uscire ed essere condivisa la Luce che abbiamo dentro.
(Se vuoi leggere la storia di Shackleton nei particolari, clicca qui)
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 12
15 marzo Deut. 25-27; Marco 14:27-53
16 marzo Deut. 28-29; Marco 14:54-72
17 marzo Deut. 30-31; Marco 15:1-25
18 marzo Deut. 32-34; Marco 15:26-47
19 marzo Giosuè 1-3; Marco 16
20 marzo Giosuè 4-6; Luca 1:1-20
21 marzo Giosuè 7-9; Luca 1:21-38
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Foto di cop richard, www.freeimages.com
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