«Ecco, quel che l'argilla è in mano al vasaio, voi lo siete in mano mia, casa d'Israele!»
Geremia 18:6b
Il profeta si reca su ordine divino al piccolo laboratorio locato nella casa del vasaio, posta in basso rispetto alla sua dimora. Qui assiste all’opera di modellamento dell’argilla: si spacca e si rompe nelle mani esperte dell’artigiano che non la butta via, ma la ricolloca daccapo sulla ruota e ne fa un vaso nuovo. Il lavoro del vasaio era faticoso e meticoloso, in quanto doveva prima raccogliere l’argilla, purificarla dalle impurità, e poi iniziare a lavorarla facendola girare su una ruota e, senza lasciare nulla al caso, esercitare sull’argilla quella pressione necessaria per imprimerle la forma desiderata, dentro e fuori. L’argilla è un sedimento di diversi minerali e solo bagnata, può essere facilmente lavorata con le mani. Quella visione apre il cuore di Geremia alla rivelazione dell’Eterno che, proprio come il vasaio fa con quell’opera, fa con i suoi figli. Dio è il vasaio esperto sin dalla creazione, quando con le sue dita plasma l’essere umano. Questa immagine di Dio offrirà all’apostolo Paolo l’opportunità di riflettere sulla sovranità del suo volere divino che guida la storia, con pazienza e misericordia, ma con logiche diverse da quelle umane: “Piuttosto chi sei tu, o uomo, che disputi con Dio? La cosa formata dirà a colui che la formò: «Perché mi hai fatto così?». Non ha il vasaio autorità sull'argilla, per fare di una stessa pasta un vaso ad onore e un altro a disonore?” (Romani 9:20-21).
Nessun vaso può discutere con lui in maniera arrogante o negare il Suo agire, come ricordava Isaia (29:16; 45:9). Mentre il grido di Isaia era un richiamo ad un intervento da parte di Dio, che sembrava lontano e che avesse abbandonato il Suo popolo, Geremia ha un’altra prospettiva. È Dio ad affermare di essere un vasaio e noi argilla nelle Sue mani, conscio che il lavoro che ci si pone di fare non sempre arriva a compimento in maniera spedita e senza rotture e crepe. Se pur ci fossero crepe il Signore non butta via l’argilla, anche perché spesso le crepe sono altri e non Lui ad averle causate. Egli, però, con pazienza ed amore bagna l’impasto con lo Spirito ammorbidendolo, per poi rimetterlo sulla ruota per crearne un’opera nuova, un vaso nuovo. In questo vaso, poi, deposita il Suo Spirito e la Sua parola. Nel Suo agire il Signore applica delle “variabili”: se c’è pentimento potrebbe lasciare quel vaso rotto ed in altri fare un’opera nuova, un vaso nuovo. Altre volte, poi, pur avendo deciso di piantare ed edificare potrebbe fermare l’opera. Dinanzi al Suo agire viene spontaneo fare delle domande, ma in quanto Dio ha l’ultima parola, mentre noi restiamo argilla nelle Sue mani. Siamo chiamati ad avere la stessa consapevolezza di Isaia, quando affermava che Colui che ha le Sue mani su noi è nostro Padre ed è grande in benignità e misericordia: “Tuttavia, o Eterno, tu sei nostro padre; noi siamo l’argilla e tu colui che ci formi; noi tutti siamo opera delle tue mani” (Isaia 64:8).
Il profeta presenta Dio come un Padre e noi tutti come figli. In questo Isaia si fa precursore del Cristo, facendo scaturire l’aiuto di Dio non da opere compiute bensì dall’amore che Egli ha quale padre verso i suoi figli, come il padre amorevole della parabola di Luca. Quel semplice avverbio “tuttavia” racchiude la rivelazione data già ai profeti: è Dio, quale Padre, ad avvicinarsi e non viceversa. Noi siamo l’argilla e Lui il vasaio, nonostante la fragilità del nostro essere, siamo terra nelle Sue mani. Egli è colui che può dare forma alla nostra vita perfezionandola, migliorandola con nuove possibilità. Siamo sollecitati a maturare nella fede, affinché nelle situazioni di desolazione possiamo essere in grado di assumerci le responsabilità derivanti dalle nostre azioni. Se non riusciamo più a vederLo o sentirLo non è perché si è allontanato da noi, non potrebbe e mai lo farebbe, Egli è il Padre! Sia che Dio decida di demolire, abbattere o distruggere sia di piantare ed edificare, tutte le azioni hanno in comune la Sua mano. Se le mani del Padre sono sull’argilla anche nell’attività di distruzione o abbattimento possiamo essere certi che nessuno si perderà! Il nostro unico compito sarà dire: “Signore, sono come argilla nelle Tue mani, modellami poiché tu sai cosa è buono per la mia vita”.
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 28
08 luglio Giobbe 38-40; Atti 16:1-21
09 luglio Giobbe 41-42; Atti 16:22-40
10 luglio Salmi 1-3; Atti 17:1-15
11 luglio Salmi 4-6; Atti 17:16-34
12 luglio Salmi 7-9; Atti 18
13 luglio Salmi 10-12; Atti 19:1-20
14 luglio Salmi 13-15; Atti 19:21-41
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