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Immagine del redattoreElpidio Pezzella

Speranza per chi è nel dolore

Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, non temerei alcun male, perché tu sei con me.

Salmi 23:4



Probabilmente a ridosso delle festività natalizie, questa riflessione potrebbe risultare fuori luogo per alcuni. Ciò che mi ha spinto alla condivisione è la consapevolezza che seppur c’è un tempo per ogni cosa, non siamo mai noi a decretarlo. E seppur l’aria va riempiendosi di un clima apparentemente di festa, sono tanti a lottare per la vita e non manca chi deve digerire il cordoglio inchinandosi al volere divino dopo aver attraversato la valle dell’ombra della morte. Ed è proprio di lei che desidero parlare ed esprimere vicinanza e trasferire un fraterno incoraggiamento, frutto di esperienze personali anche abbastanza recenti, perché “io benedirò l’Eterno in ogni tempo; la sua lode sarà sempre sulla mia bocca” (Salmi 34:1).


Quando mi trovo a partecipare a un funerale, assisto solitamente a scene di esternazioni del dolore che in qualche caso rasentano la disperazione; differentemente nel caso si tratti di un credente, dove assisto a un commiato di tutto altro tenore. Pur con cuori mesti e occhi bagnati dalle lacrime, lo spirito dei familiari credenti riesce sulla certezza della fede ad elevarsi sulle ali della vittoria riportata da Gesù sulla morte e donata a chi in Lui confida. L’aria è intrisa di una consolazione che trascende l’umana comprensione, come un velo avvolge tutti i presenti, credenti e non. Alcuni si sentono spiazzati nell’assistere a una cerimonia che piuttosto concentrarsi sulla vita del defunto, si sofferma sulla sua fede e ne esalta il capo e compitore Cristo Gesù. Il ricordo della fede vissuta e delle sofferenze affrontate e superate per mezzo della fede ravvivano l’immagine del caro dipartito e ne lasciano un’immagine a molti nota e ad altri sconosciuta.


Chiunque ha vissuto questi momenti sa che la tristezza si tocca con mano e un groppo alla gola strozza ogni eventuale desiderio di dire qualcosa. Soccorrono d’improvviso un antico canto: “Io so che in ciel mi porterà Gesù …”, infondendo la speranza e rincuorando l’afflitto. Le parole intonate del canto diventano una dichiarazione personale, che rispecchia anche chi al momento ha lasciato il terrestre albergo e si è addormentato nel Signore. Chi non conosce le Scritture, pur percependo qualcosa di nuovo e diverso, fa fatica ad orientarsi, a volgere lo sguardo al trascendente in uno sforzo di fede. Ecco allora che la lettura di alcuni versi della Scrittura, come quelli sulla Nuova Gerusalemme vista da Giovanni o la valle dell’ombra della morte attraversata dall’orante dei salmi, rompono lo scetticismo del cuore freddo e di chi si sta sforzando di restare indifferente. Ti accorgi allora che nel momento in cui agli uomini mancano le parole, la parola di Dio echeggia e scuote le vite assopite, distratte dal vivere odierno, e al cospetto della morte qualcuno comincia a interrogarsi.


Non ci sarà più la morte, né pianto, né dolore”, risuona dall’Apocalisse (21:4). Ogni giorno quaggiù ci confrontiamo con essa, la affrontiamo senza indietreggiare per la forza che viene dalla fede nel Signore. Il saluto di chi si è addormentato nel Signore dice che quello è ciò che attende ognuno. Quanto è opportuno pensarci con la certezza della resurrezione. La vita del credente non può prescindere da quel giorno, anzi andrebbe vissuta nella proiezione dell’eternità con Dio e i redenti. Solo una tale attitudine può rendere comprensibili parole come “Non siate mesti” o “Il vostro cuore non sia turbato” (Giovanni 14:1), capaci di infondere la forza per affrontare il dolore per una dipartita con la dignità di chi sa di aver combattuto il buon combattimento e che una corona di gloria lo attende. Accade di più, come dichiara il Salmo 34: “benedirò l’Eterno in ogni tempo”. La tristezza svanisce, il groppo alla gola si scioglie, mentre le lacrime rigano il volto, le mani si alzano al cielo e dal cuore si eleva un canto di lode. Come il buon seme nella terra muore per portare frutto, ogni volta il seme di una vita si tramuta in un qualcosa di glorioso: un lascito di testimonianza diventa evangelizzazione, annuncio della buona notizia che Gesù è morto, è risorto ed è il Signore della nostra vita. Respiriamo questa speranza.



 

Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 51

16 dicembre Amos 7-9; Apocalisse 8

17 dicembre Abdia; Apocalisse 9

18 dicembre Giona; Apocalisse 10

19 dicembre Michea 1-3; Apocalisse 11

20 dicembre Michea 4-5; Apocalisse 12

21 dicembre Michea 6-7; Apocalisse 13

22 dicembre Nahum; Apocalisse 14

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