Ecco, colui che protegge Israele non sonnecchia e non dorme.
Salmi 121:4
Nel bel mezzo di una crisi politica e lo spettro di una guerra civile, Israele è stato scosso da una serie di azioni del movimento militante islamico Hamas. Lo scorso sabato, 7 ottobre, le scene degli attacchi, delle devastazioni e dei rapimenti hanno fatto il giro del mondo, spazzando via con spargimento di sangue e terrore l’aria di festa per la conclusione della Festa dei Tabernacoli che aleggiava sul paese. Hanno scelto il giorno in cui nelle sinagoghe si leggono i versetti iniziali del libro di Giosuè (una coincidenza profetica?!): «Non te l’ho io comandato? Sii forte e coraggioso; non aver paura e non sgomentarti, perché l’Eterno, il tuo Dio, è con te dovunque tu vada» (1:9). Le analisi storico-politiche e militari le lasciamo ai competenti. A noi il dovere di volare basso, nel limite delle nostre poche conoscenze, cercando di non perdere la bussola e cadere negli estremismi faziosi. Ogni cristiano, chi meno e chi più, è indubbio, ha a cuore Israele per ovvie ragioni. Per ragioni similari, altri lo odiano. Negli ultimi 75 anni, infatti, Israele ha conosciuto immenso dolore e profonda sofferenza diverse volte. E quest’ultima, per la sua efferatezza e crudeltà è stato assimilato a un nuovo Olocausto. Le parole del Salmo 121, poste in apertura, cantano la fiducia di un popolo nella protezione divina. Il testo è espressione di un cuore timorato di Dio, di Colui che ha scelto Israele non per la giustizia di un popolo, ma per la Sua infinita misericordia. Sarebbe però ingenuo affermare che nulla possa accadere a questo popolo. Quel che posso affermare, ed è sotto gli occhi di tutti, è che il Signore lo ha protetto innumerevoli volte da una fine annunciata. Egli è che può portare benedizioni anche dalle calamità più significative.
Come si può restare inermi dinanzi a tanta atrocità? Ricordiamo che Israele è il popolo dell’occhio per occhio e dente per dente, e non ancora – per tutti - del porgere l’altra guancia. Il pastore Michael Brown ha saggiamente ribadito: «Anche se alcuni cristiani sionisti possono fare di Israele un idolo, noi dovremmo celebrare l’amore cristiano per Israele, non denigrarlo. In effetti, è stato l’amore cristiano per Israele che ha contribuito a spazzare via secoli di antisemitismo “cristiano”. Ed è l’amore cristiano per Israele che sta facendo la differenza in questo momento critico e lo farà nei giorni e nei mesi a venire». Nello stesso tempo «non dobbiamo dimenticare la sofferenza del popolo palestinese. È vero che ciò che Hamas ha fatto è mostruoso… Ma ricordiamoci che anche il cittadino medio di Gaza è una sorta di vittima». In quest’area della Palestina un’ampia parte della popolazione è cresciuta attribuendo a Israele tutti i suoi problemi. Colpire bambini, neonati è colpire tutti, è annichilire il mondo che perde la sua infanzia. Sì, perché a riflettere armare la mano di ragazzi, niente altro che bambini un po' cresciuti, imbevendoli dell’odio ideologico è un’eguale violenza, è uccidere anche loro. Le barbarie scoperte alimentano la sete di vendetta e la reazione, anche se comprensibile e giuridicamente accettabile, sarà risolutiva? A nessuna brutalità però si può rispondere con un genocidio. La prima risposta è non lasciarsi intossicare dal veleno del terrorismo.
Davanti all’ennesimo dilemma storico, la coscienza preme e la mia fede mi spinge a pregare. Non so cosa chiedere a Dio di preciso, ma imploro la Sua misericordia anche per i palestinesi (1 Timoteo 2:1). Quasi sempre facciamo fatica a comprendere l’agire di Dio, dato che le Sue vie superano le nostre in saggezza e comprensione (Isaia 55:8-9), e ciò che Egli ha stabilito di compiere non sarà alterato dalle migliori (o peggiori) intenzioni umane. Prego per la pace di Gerusalemme, per le famiglie delle vittime e per i feriti di entrambe le parti. “Or il Signore stesso della pace vi dia del continuo la pace in ogni maniera. Il Signore sia con tutti voi” (2Tessalonicesi 3:16), scriveva l’apostolo Paolo. Preghiamo assieme affinché la vera pace di Dio dimori nei cuori, illumini la mente di chi può far qualcosa, in Israele, in Ucraina e ovunque si sta attentando al bene e alla libertà di un popolo. Voglio continuare a credere nella forza del dialogo. Nello stesso tempo non ignoro che più volte ho sentito definire Israele “l’orologio di Dio” e che negli ultimi tempi sarebbe stato protagonista sulla scena mondiale mentre nel suo territorio avrebbero luogo avvenimenti tremendi. Le notizie di questi giorni non ci meraviglieranno, se crediamo che tutto ciò fa parte del piano di Dio, e più i tempi si fanno difficili più ci stiamo avvicinando al ritorno del Signore.
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 43
16 ottobre Isaia 47-49; 1 Tessalonicesi 4
17 ottobre Isaia 50-52; 1 Tessalonicesi 5
18 ottobre Isaia 53-55; 2 Tessalonicesi 1
19 ottobre Isaia 56-58; 2 Tessalonicesi 2
20 ottobre Isaia 59-61; 2 Tessalonicesi 3
21 ottobre Isaia 62-64; 1 Timoteo 1
22 ottobre Isaia 65-66; 1 Timoteo 2
Yorumlar