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Tu solo hai parole di vita eterna

  • Immagine del redattore: Elpidio Pezzella
    Elpidio Pezzella
  • 29 nov 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

E Simon Pietro gli rispose: «Signore, da chi ce ne andremo? Tu hai parole di vita eterna».

Giovanni 6:68

Le parole che pronunciamo dichiarano chi siamo; con le parole costruiamo o distruggiamo le nostre relazioni. Le parole che diciamo motivano o demotivano i nostri collaboratori. Le parole hanno un potere straordinario. Tutta la nostra intera vita si basa su ciò che diciamo, su quello che dichiariamo. Le parole influenzano noi stessi e chi ci sta vicino. I rapporti familiari migliorano o peggiorano a secondo delle parole che ci scambiamo. Il nostro ambiente è condizionato dalle nostre parole. Prova ad immaginare un mondo senza parole: niente libri, giornali, radio e tv, nessun social … Un recente studio della Harvard University ha stimato in sedicimila il numero di parole che pronuncia ciascuno di noi mediamente ogni giorno. Facendo un veloce calcolo, vuol dire circa sei milioni in un anno, e nell’arco della nostra vita all’incirca quattrocento milioni di parole pronunciate. Quante sono quelle che hanno senso e utilità? Ignoriamo che noi siamo le parole che pronunciamo. E quando diciamo «non avrei voluto dire quello» in realtà stiamo mentendo, perché quelle parole sono uscite da noi. Gesù, infatti, ha affermato «ciò che esce dalla bocca viene dal cuore» (Matteo 15:18) e questa è una grandissima verità. E spesso escono senza passare dal filtro della nostra mente. Possiamo essere certi che se le parole possono mentire su quel che pensiamo, non mentono su chi siamo.


Le parole hanno forza di infondere coraggio o trasmettere ansia, insicurezza. Per questo in determinate circostanze dovremmo imparare anche la via d’oro del silenzio, soprattutto quando ci relazioniamo con Dio. Se le nostre parole hanno il potere di fare del male e/o recare un beneficio o ristoro, non saranno mai parole di vita eterna. Il più delle volte sono un vortice di confusione, altre volte un’assordante vacua eco. Ci trascinano e trasportano, abbattono e sollevano. L’unico però che ha parole di vita eterna è il Signore. Davanti a Lui dovremmo recarci con una disposizione d’animo di chi vuole porsi all’ascolto, consapevoli di tutta la nostra incapacità di pronunciare parole adeguate. Come il giovane Samuele, del continuo la nostra preghiera dovrebbe essere: «Parla, perché il tuo servo ascolta» (1Samuele 3:10). Non si tratta di un metodo o un rituale magico, ma il ricercare la voce del maestro che ti conduce a maturare il momento giusto, a discernere il volere divino: come ruotare la manopola della radio fino a sintonizzarsi sulla stazione prescelta.


Non sempre quello che si ascolta trova accoglienza e plauso. Sono le parole sincere e disinteressate a trovare resistenza. Il parlare di Gesù è percepito come “duro”. Quella parola era dura perché additava una sola via di vita, che essi non accettavano: mangiare la sua carne e bere il suo sangue, chiare allusioni al suo sacrificio perfetto. Molti dei suoi ascoltatori preferiscono andare via, tra il mormorio degli stessi discepoli. A loro Gesù proferisce una spiegazione: «È lo Spirito che vivifica; la carne non giova a nulla; le parole che vi dico sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono» (Giovanni 6:63-64). Se manca la fede, anche le parole scese dal cielo per recare vita, risulteranno inefficaci. Siamo chiamati a mettere da parte la “carne” e a lasciare il campo allo “Spirito che vivifica”. Ecco allora che davanti alla domanda di Gesù, si leva la risposta istintiva di chi, facendosi portavoce anche di altri, riconosce che le parole di Gesù generano “vita eterna”. E questo è possibile proprio perché «noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Giovanni 6:69). Quelle parole sono a portata di chiunque le vuole ascoltare. Basta aprire il Vangelo e porsi silenziosamente al loro ascolto. Come Maria, scegli la parte migliore. La risposta di Pietro non esprime dubbio; anzi è un’esplosione di perfetta fiducia. Facciamola nostra. Non voltare le spalle alla prima difficoltà. Abbandoneremo la «fonte dell’acqua viva, per cavarci delle cisterne rotte, che non ritengono l’acqua?» (Geremia 2:13). La mia risposta è: “No, Signore. Tu hai parole di vita eterna, e non posso vivere senza di te”. La tua?



Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 49

30 novembre Ezechiele 40-41; 2Pietro 3

01 dicembre Ezechiele 42-44; 1Giov. 1

02 dicembre Ezechiele 45-46; 1Giov. 2

03 dicembre Ezechiele 47-48; 1Giov. 3

04 dicembre Daniele 1-2; 1Giovanni 4

05 dicembre Daniele 3-4; 1Giovanni 5

06 dicembre Daniele 5-7; 2Giovanni



 

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Foto di Miles Pfefferle, www.freeimages.com

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Per rispondere all’aspirazione e al desiderio di tanti onesti credenti di trafficare i talenti ricevuti, mi sono impegnato a formare uomini e donne fedeli per “un servizio che serve”, seguendo l’invito di Gesù (Mt 20:26-27). Il materiale proposto vuole offrire occasioni di formazione e crescita personale non da paventare ad altri, ma una condivisione per crescere assieme, lontani da polemiche, accuse e ogni forma di giudizio volto a alimentare dissidi e contese inutili. Io ci provo! 

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