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Un maestro guarda lontano

Immagine del redattore: Elpidio PezzellaElpidio Pezzella

Siate miei imitatori come io lo sono di Cristo.

1Corinti 11:1

Ha guardato lontano il Signore Gesù nello scegliere i discepoli e nel dedicar loro il tempo e le cure necessarie a formarli e prepararli al compito di continuare dopo e senza di Lui. Sono strenuo sostenitore del discepolato e le mie pubblicazioni lo testimoniano. Infatti, sono profondamente convinto che il cammino di ogni credente conduce primo o poi a dover decidere se essere discepoli o meno. Non si tratta di un titolo, acquisito alla nascita spirituale, ma un ruolo che richiede volontà, desiderio e impegno, partendo appunto da una decisione personale. Per essere discepolo occorre un maestro, è necessaria una figura di riferimento e di ispirazione. Più è grande il maestro e più il discepolo avrà possibilità di crescere. Allo stesso modo, chi sceglie un maestro “piccolo” rimarrà a sua volta tale. “Nessun discepolo è da più del suo maestro, anzi ogni discepolo ben addestrato sarà come il suo maestro” (Luca 6:40). Seguire Cristo, vuol dire porsi nella sequela di un suo fedele testimone. Se l’apostolo Paolo poteva presentare se stesso come modello, oggi sembra sia difficile porsi nell’ombra di “maestri” che si ergono ad esempio. Temo purtroppo che non siano pochi quelli che si inoltrano nel sentiero del discepolato nutrendo ambizioni personali, la cui unica motivazione è la frustrazione familiare o lavorativa, il bisogno di affermazione o qualificazione almeno nel contesto ecclesiale.


Paolo fu al seguito di Barnaba, suo mentore nella Via, pur avendo trascorso anni ai piedi di Gamaliele, prima di ergersi ad esempio a tanti, oltre che ai Corinzi: «Voi stessi infatti sapete in qual modo dovete imitarci, perché non ci siamo comportati disordinatamente fra di voi» (2Tessalonicesi 3:7); «Siate miei imitatori, fratelli, e considerate coloro che camminano così, secondo l'esempio che avete in noi» (Filippesi 3:17). Come un figlio è il “prodotto” di un genitore, così il discepolo rispecchia il maestro. Nessun aspirante discepolo può fare da solo, perché da soli non si va da nessuna parte. In questa ottica potrebbe avere una sua ragione l’invio a due a due nella prima missione cristiana. Nonostante tornarono festanti e trionfanti, molti decisero di mollare quando il cammino diventò più duro. Al ristretto numero dei rimasti, Gesù chiese se volessero anche loro andare via (Giovanni 6:67). La vita riserva anche al credente momenti difficili, bivi e circostanze che richiedono una scelta e, non sempre è facile scegliere di essere dalla parte del Signore. Ma il discepolo è colui in grado di fare rinunce e prendere in spalla la croce del suo Signore. Nel caso specifico, Paolo spiega ai Corinti quale deve essere il criterio delle proprie scelte: non il tornaconto o il comodo personale, bensì ogni atteggiamento deve essere finalizzato alla “gloria di Dio”. Nello stesso tempo la ricerca del bene spirituale altrui, impone di evitare, con cura, di essere di inciampo o di scandalo per chiunque.

Per ottemperare all’imperativo finale di Gesù: «Fate discepoli!» (Matteo 28:19), la Gloria di Dio e il benessere spirituale altrui dovrebbero restare gli unici obiettivi per i credenti di ogni generazione, e quindi anche per noi. Gesù guardava a noi e dopo di noi, quando raccomandava di fare discepoli. Lo stesso fece l’apostolo Paolo (2 Timoteo 2:2). Resto dell’idea che il discepolato non è un titolo o un attestato, ma il corso di una vita vissuta nella sequela di Cristo, che deve trasferirsi in altri come in un sistema di vasi comunicanti. È attraverso l’evangelizzazione che siamo tutti allo stesso modo invitati a Gesù, ma soltanto una piccola parte sceglie di portare la croce; solo chi si dispone ad essere preparato manifesta la volontà di una crescita spirituale. Purtroppo ci sono situazioni in cui non c’è un percorso chiaro, e i credenti restano al margine, senza maturare esperienza o nell’incertezza di cosa fare. Allo stesso tempo, però, ritengo che se si ostina a relegare un aspirante discepolo ad essere utente spettatore di lezioni e seminari, senza incoraggiarlo ad evangelizzare e/o a metterlo in condizione di esercitare un servizio, nel tempo questi andrà spegnendosi. Auspico che si ergano ai nostri giorni esempi capaci di stimolare i più giovani a dare il meglio di sé, sempre! Riconoscendo i propri limiti e provando a spostarli di volta in volta, daremo prova di essere discepoli.



Piano di lettura settimanale

della Bibbia n. 18

26 aprile 2Samuele 23-24; Luca 19:1-27

27 aprile 1Re 1-2; Luca 19:28-48

28 aprile 1Re 3-5; Luca 20:1-26

29 aprile 1Re 6-7; Luca 20:27-47

30 aprile 1Re 8-9; Luca 21:1-19

01 maggio 1Re 10-11; Luca 21:20-38

02 maggio 1Re 12-13; Luca 22:1-30



 

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IL MIO IMPEGNO

Per rispondere all’aspirazione e al desiderio di tanti onesti credenti di trafficare i talenti ricevuti, mi sono impegnato a formare uomini e donne fedeli per “un servizio che serve”, seguendo l’invito di Gesù (Mt 20:26-27). Il materiale proposto vuole offrire occasioni di formazione e crescita personale non da paventare ad altri, ma una condivisione per crescere assieme, lontani da polemiche, accuse e ogni forma di giudizio volto a alimentare dissidi e contese inutili. Io ci provo! 

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