«Quando grido, rispondimi, o Dio della mia giustizia».
Salmi 4:1
La preghiera è ricerca di un incontro, un dialogo che instaura una relazione personale con Dio e conduce alla Sua presenza. L’arte ci ha trasmesso l’errata convinzione che per pregare bisogna avere gli occhi chiusi, il capo chino e le mani giunte, inducendoci ad una forma esteriore. Invece non è altro che dialogo, in ogni momento possiamo parlare, discutere o gridare con il Creatore, coinvolgendo tutto il nostro essere. Tutto dipende dalla situazione che si sta attraversando; ve ne sono alcune, difatti, dalle quali si può essere liberati solo gridando. Il grido è sintomo di oppressione, un bisogno di tirare fuori, un muro da abbattere, un peso da spostare. Con Dio il nostro gridare non avrebbe senso di essere se non vi fosse, poi, risposta e, ben sappiamo che la Sua risposta è il Suo stesso parlare con noi. Il profeta Isaia scriveva: «Venite, quindi, e discutiamo assieme» (Isaia 1:18). Non esitare a discutere con Dio.
Per il linguaggio usato e le espressioni contenute i Salmi sono un chiaro esempio di preghiera dialogata. La parola di Dio, nello specifico il Salmo 4, diventa così la preghiera dell’uomo e palesa le diverse propensioni. Gli atteggiamenti dell’orante possono essere riassunti con l’acronimo GDA, dove G sta per gridare, D per dialogare, A per ascoltare. Ogni preghiera può essere un grido che sale dal nostro intimo; per grido non deve intendersi un urlare, bensì un qualcosa che viene dal nostro essere più profondo. L’orare, però, non dovrebbe ridursi ad un monologo estenuante, dove conta più il tempo speso. Trattandosi di dialogo, presuppone il coinvolgimento di entrambi gli interlocutori. Un dialogo dove i soggetti coinvolti espongono le loro ragioni, il “discutiamone assieme” proposto da Dio: è necessario ascoltare ciò che Egli ci dice.
In quale delle tre categorie ti poni? Se ci volgiamo attorno, possiamo notare credenti che gridano solo, altri che parlano continuamente con Dio durante il giorno, ed infine coloro che silenti ascoltano solamente. Ritengo che un credente maturo dovrebbe saper equilibrare le tre fasi, gridare, dialogare ed ascoltare. Davide inizia proprio col gridare a Dio «Quando grido, rispondimi, o Dio della mia giustizia» (v. 1) poi si passa al dialogo «Adiratevi e non peccate…» (v. 4), per poi finire con l’ascolto «Tu hai messo più gioia…» (v. 7) e «In pace mi coricherò» (v. 8). Quando in un momento turbolento si grida, discute e si litiga con il Signore può accadere che lo Spirito porti alla memoria la Parola ricordandoci che non dobbiamo temere né essere turbati, poiché Egli non ci lascia orfani ma sarà con noi in ogni tempo. Solo un “orecchio” attento potrà ascoltare Dio, anche guardandosi attorno, dato che la Sua stessa opera parla di Lui e di quello che Egli fa. Possa lo Spirito renderci sensibili a percepire la Parola rivolta alla nostra vita.
Fondamentale, quindi, è curare la nostra relazione con Dio. Non possiamo dedicare a Dio solo l’avanzo di qualche minuto durante la giornata. Sin dal mattino possiamo porci in un’attitudine di preghiera senza doverci fermare, magari accennando un canto, che ci consente di instaurare un dialogo con Lui. Mentre ci rechiamo a lavoro e si ascoltano notizie alla radio, per alcune di queste, possiamo essere indotti dallo Spirito a pregare. Non restiamo passivi agli eventi che ci circondano, ma siamo pronti ad intercedere dinanzi a Dio per tutte le tragedie che accadono. Come il re Davide sperimenteremo come dialogare con il Signore rassereni la nostra anima e potremo dichiarare che ci coricheremo in pace, a dire che la nostra vita è nelle Sue mani e non ci interessa quel che potrebbe accadere poiché Lui avrà cura di noi. Non saranno gli eventi che andranno a modificare la nostra fede, poiché essa è riposta in Colui che è e non in Colui che fa o dice. La forza della nostra fede consiste proprio nel sapere che Gesù è accanto a noi sempre e che non siamo mai soli.
Sia questo devotional sprone e stimolo alla preghiera. Esci dalla convinzione che non sempre è un’appartarsi per intere giornate, andare lontano da lavoro ed altro. È possibile pregare sia fermandoci da qualsiasi impegno per dedicare del tempo al Signore, sia alternando, nell’arco di tutto il giorno, anche durante tutti i nostri impegni e le nostre attività, un continuo gridare, dialogare ed ascoltare Dio. Fondamentale, però, è anche saper dialogare con gli altri che ci circondano ed imparare ad ascoltarli. Se ci sforziamo di vivere in questo modo staremo lontani dalla concupiscenza e dalle opere morte della carne. Basta poco per vivere un’opera di santificazione. Cosa occorre fare? Gridare a Dio, dialogare con Lui ed ascoltarLo.
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 14
27 marzo Giudici 1-3; Luca 4:1-30
28 marzo Giudici 4-6; Luca 4:31-44
29 marzo Giudici 7-8; Luca 5:1-16
30 marzo Giudici 9-10; Luca 5:17-39
31 marzo Giudici 11-12; Luca 6:1-26
01 aprile Giudici 13-15; Luca 6:27-49
02 aprile Giudici 16-18; Luca 7:1-30
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