Lino, così lo conoscevano tutti a Miano, quartiere difficile, dove i giovani fanno fatica a trovare la via della legalità, è cresciuto invece a pane e amore in una famiglia numerosa. Comprende presto che la sua vita ha bisogno di spostare altrove le radici. Pasquale Apicella era riuscito ad entrare in Polizia e da qualche mese prestava servizio nelle sue zone di origine, dopo anni di sacrificio e lavoro lontano da Napoli, passando da Milano a Roma. Sposato e con due bambini piccoli, aveva tanti sogni da realizzare, progetti ancora da fare. Soprattutto assistere il primogenito, bisognoso di cure mediche e per il quale aveva ottenuto il trasferimento. In questo tempo di emergenza con le persone costrette a casa, per alcuni come Lino il dovere chiama e il crimine non si ferma. Anzi, per qualcuno è proprio il momento adatto di colpire. Sono le 4 del mattino del 27 aprile, nel popoloso quartiere San Carlo-Arena, quando un’Audi A4 sfonda la vetrina dell’istituto di credito per portare via il bancomat. Scatta l’allarme e in pochi minuti arriva la prima volante della Polizia. I ladri cercano di guadagnare una via di fuga, imboccando contromano e a folle velocità via Calata Capodichino, dove si ritrovano di fronte la pantera con a bordo Apicella e il collega Colucci. Lo scontro è tremendo e Pasquale muore sul colpo. Qualcosa è andato storto. Le indagini e quanto di competenza spettano ad altri. A noi il dolore, lo strazio e il dovere di dargli voce, unitamente alle solite domande che interrogano il Cielo. Penso di immedesimarmi in tanti, mentre i miei occhi si volgono alla famiglia travolta dal dolore per la perdita di un ragazzo (37 anni, marito, padre e figlio), coraggioso, lavoratore instancabile, solare e disponibile con tutti, e sempre in prima linea. Restano una giovane sposa, Giuliana, privata per sempre del suo compagno, e due bambini si svegliano senza più il loro papà, che li aveva salutati la sera prima per andare a lavorare. Dal mio piccolo pulpito voglio solo esprimere vicinanza, affetto e solidarietà a una famiglia di credenti, che si sono improvvisamente trovati catapultati lungo il viale dell’ombra della morte. Non li conosco personalmente, ma diversi mi hanno parlato di loro. Il papà, Gennaro, è persona umile, che viene dall’humus napoletano, di nobile animo e cristiani principi, impegnato da anni in prima persona nell’annuncio del Vangelo tra i quartieri e le periferie del napoletano. Il seme della Parola era sceso anche nel tenero cuore di Lino, divenuto ora a sua volta un seme per questo territorio che ha tremendamente bisogno di testimoni della legalità, esempi di abnegazione al lavoro e alla famiglia. Forse lo riterremo un seme immaturo, ma restano un nostro pensiero. Preghiamo per i suoi cari (la famiglia #Apicella), che non potranno ricevere il conforto fisico di una città intera e del Paese, che a loro si è stretto nella persona del Presidente Mattarella. Preghiamo, anche se può apparire difficile, per i colpevoli. Preghiamo!
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