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Immagine del redattoreElpidio Pezzella

Un soldato della fede

Il 20 luglio del 1940 anni fa nasceva Remo Cristallo, tra i figli spirituali di quella generazione di credenti che avevano raccolto la predicazione dell'evangelo dai convertiti oltreoceano. In quasi sessant'anni di ministero i suoi occhi hanno visto nascere e crescere generazioni di credenti evangelici, appassionata guida e ispiratore di opere e progetti in svariati posti del mondo sotto la spinta della visione "Dall'Italia per l'Italia, l'Europa e il mondo", fino al giorno della sua dipartita (9 gennaio 2017). Per tenerne viva la memoria, in occasione del suo genetliaco, ho inteso fare una breve chiacchierata con il prof. Giancarlo Rinaldi, professore di Storia del Cristianesimo e conoscitore del movimento pentecostale napoletano, ripercorrendo alcuni momenti del suo cammino al fianco o, quantomeno, in prossimità del compianto pastore Cristallo.

Professor Rinaldi, il 20 luglio ricorre l'anniversario della nascita di Remo Cristallo. So che la sua figura le è stata vicina sin dal primo periodo della sua conversione al Vangelo. Ripercorriamo qualche momento della sua vita per chi non l'ha conosciuto così profondamente.


Il pastore Cristallo, per me Remo, ebbe a sperimentare sia la fede che la sfida della sua diffusione in quella periferia della mia, della nostra Napoli, troppo spesso menzionata nel contesto di fatti di cronaca connessi con la delinquenza e la violenza. Noi diremo, con maggior proprietà di linguaggio e attingendo dalle Scritture, connessi con la naturale condizione di peccato che è proprio dell’individuo umano. Ricordo che nei primi tempi della mia conversione solevo la sera frequentare i culti della comunità di Napoli (allora via Malaterra); la mattina spesso e volentieri, avvalendomi di un comodo bus che partiva da piazza Dante, raggiungevo Secondigliano dove una vivace e popolosa comunità pentecostale si riuniva per ascoltare la predicazione di Pasquale De Martino. Predicazione semplice, anzi semplicissima, di un testimone della fede che dal vivo rappresentava il dramma della sua vita riscattata dal Vangelo. Predicazione anche potente poiché vi si palpava l’elemento della sincerità che è ingrediente principe per muovere le anime di chi ascolta a quella fiducia che è prodroma della fede. Ed è qui che Remo è nato spiritualmente, ed è qui che ci siamo conosciuti.


Si trattava di un territorio ancora oggi vittima di molti mali.


Remo proveniva da quella trincea di fede, da quel territorio dove il massimo del male e il massimo del bene ogni giorno si sfidavano, e si sfidano ancora. Non v’era spazio per un esser tiepidi: o militanti o niente. In guerra bisogna armarsi e mai demordere. Non a caso Dio esortava ripetutamente Giosuè: "Sii forte e (molto) coraggioso". Credo che curando i giovani di quella comunità, proprio di quel quartiere, Remo abbia alimentato il suo carattere di soldato della fede, di evangelista pronto a qualsiasi sfida, divenendo quel leader dalla caratura internazionale che molti hanno avuto a riferimento nell'ultimo periodo della sua vita.


Vi siete per un tempo persi di vita. Poi il Signore vi ha rimessi sulla stessa strada.


Dopo non pochi anni, avendo compiuti i miei studi liceali e universitari, m’incontrai con Remo mentre io ero responsabile del gruppo ‘Gedeoni’ di Napoli e lui accarezzava il suo sogno di una grande missione ad Aversa. Aveva un sorriso contagioso, una determinazione esemplare, una disponibilità sincera e pronta. In quell'occasione mi chiese alcune copie del Nuovo Testamento, e non poche. Mi fu impossibile dirgli di no. In sèguito, a più riprese e nel corso di conversazioni sia private che pubbliche, con un velo di commozione nella voce mi confessò che quelle copie furono le prime ‘munizioni’ che usò per combattere la sua santa guerra ad Aversa. Il ringraziamento a Dio si fondeva e si confondeva con la gioia di una sintonia amichevole e fraterna che lui sapeva da me ricambiata toto corde.


Oltre i Nuovi Testamento, so che c'è qualcosa di più significativo. La passione del pastore Cristallo per i media è nota a tutti, al punto che ancora oggi è notevole la produzione di materiale che lo vede coinvolto in prima persona e non. Riuscì a catapultare anche lei davanti alla telecamera.


Una grande passione quella di Remo per la TV. Ricordo lo studio a Monteforte Irpino in locali resi fruibili dalla Tavola Valdese e diventati il Centro Studi per l'Evangelismo. Esperienza benedetta! Voglia Dio che i fratelli valdesi aprano i loro spazi a chi è consumato dal fuoco della Pentecoste! Remo aveva ben chiara la necessità di una formazione permanente per i nuovi credenti e per gli aspiranti ministri. In ciò fu un esemplare pioniere in terra pentecostale italiana. Ricordo le mie molteplici registrazioni fatte lì, di fronte a un pubblico attento e rispettoso, davanti alle telecamere che lui faceva predisporre. Si parlò degli Atti degli Apostoli e dell’Apocalisse di Giovanni; io ebbi modo di svolgere questo insegnamento contestualizzandolo con la storia e l’archeologia dell’epoca. A merito sia di Remo che dei suoi collaboratori va detto che tutte queste registrazioni sono state debitamente conservate e ora sono fruibili nel sito internet di Teleoltre o anche su You Tube.


Aversa... quante volte sei stato partecipe di incontri e seminari.

Ricordo con immenso piacere le visite sotto il pallone tenda prima e nello spazioso edificio di Aversa poi, una vera concentrazione di uffici, attività editoriali, educative, culto, etc. Remo aveva la capacità di guardare sempre al futuro e nelle cose che diceva palesava l’entusiasmo di un bambino insieme alla saggezza di chi è avanti negli anni. Era nato per progettare e costruire. Parlandogli avevi la sensazione di non trovarti di fronte a un fanatico, bensì a un individuo dotato prima di tutto di umano equilibrio e di profonda serenità. Questi aspetti temperamentali (e mi fa piacere ritenere che siano stati doni di Dio) hanno a mio avviso costituito la piattaforma su cui si è poi plasmata la sua costruzione missionaria. L'ultima a dicembre 2015 per un seminario sul pentecostalesimo in Campania, organizzato dalla Facoltà Pentecostale, in cui feci da moderatore mentre lui introdusse i lavori (nella foto).


Inizialmente la scelta del nome "Nuova Pentecoste" fece storcere a tanti il naso, soprattutto a chi fraintese il messaggio in esso racchiuso.


“Nuova Pentecoste” è certamente la più eloquente etichetta che possa attagliarsi a Remo e all’Opera che Dio volle affidargli. "Pentecoste" perché la fede non si limitava a un’accettazione emotiva della dottrina evangelica, ma proseguiva in un percorso di santificazione che conduceva a bruciare l’uomo vecchio, a purificare il cuore del credente prima ancora che a conferire potenza nel ministero. "Nuova" perché la vita cristiana non è mai ripetizione di stereotipi, sia pur ammirabili, è bensì avanzamento di una missione che è da compiersi prima in sé stessi, poi verso chi ci circonda, poi anche più lontano, molto più lontano. Un novum che non aveva alcuna intenzione di rinnegare il suo passato ecclesiale, ma esprimeva la consapevolezza della necessità di andare oltre, riscoprendo un antico finito purtroppo in soffitta.


Sono certo che avrà tanti ricordi di questo fraterno legame. Volendo scegliere però una citazione per descrivere l'uomo, il credente, il ministro, quale?


Se dovessi riassumere in una sola immagine la parabola della sua vita di Servo di Dio direi che fu quella di una formica: una singola persona che riesce a trasportare un peso enormemente più grande del suo corpo e che tale opera svolge in previsione dei tempi che verranno, anche tempi di carestia (spirituale). Ci siamo! L’opera della Nuova Pentecoste è qui a parlarci di Remo e di come Iddio abbia voluto servirsi di lui per formare una squadra di collaboratori (ora successori) esemplari. Consentitemi di citare Proverbi 6,6: “Vai pigro alla formica e considera il suo operare”. Proprio così: l’esempio di Remo continua a parlare a un evangelismo che sovente stenta a sognare, a progettare, a guardare oltre la siepe. Siamo tutti un po’ pigri, quindi, e tutti invitati a emulare Remo, come lui imitò l’esempio evangelico.


Grazie professore, per aver ricordato un soldato della fede, una formica laboriosa e mai paga, ed averci sollecitato a fare stima del suo esempio.


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