«Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio».
Romani 7:19

Sin da quando abbiamo cominciato a gattonare siamo stati circondati da raccomandazioni e assaliti da grida del tipo: “Questo non si fa” oppure “Fai attenzione”. Nella nostra crescita abbiamo tutti fatto le necessarie esperienze che ci hanno dato consapevolezza di cosa era pericoloso per noi e per gli altri, e cosa invece potevamo tranquillamente fare. Una volta cresciuti, seppur avessimo sviluppato un adeguato senso di responsabilità, non sempre gli altri si sono fidati di noi. Quante volte ti sei sentito dire “Hai fatto bene?”. Sono sicuro invece che hai perso il conto di quante volte hai udito “Hai sbagliato”. E ancora peggio quando credi di aver fatto bene e invece vieni rimproverato. Alla fine il giudizio altrui non dovrebbe condizionare in alcun modo, tanto è risaputo che quello che è giusto per noi, non lo è per tutti. Qualche volta quel “hai fatto male” aiuta a crescere, quando è accompagnato da un sentimento di amore e protezione che esprime un fraterno consiglio. Altrimenti sarebbe una sterile critica, distruttiva, demotivante e finanche umiliante. A Filemone, nel presentare il caso di Onesimo, Paolo chiedeva: “il bene che farai non venga da costrizione, ma da spontanea volontà” (Filemone v. 14). E qui si pone la nostra riflessione, ossia sulla volontà di fare il bene.
Tutti desideriamo amare ed essere amati, ma ogni giorno in nome dello stesso amore si piantano divisioni, persone sono trascurate e dimenticate. Allo stesso modo vogliamo giustizia e pace mentre si commettono ingiustizie, moltiplicano violenze, accendono guerre… L’apostolo ci ricorda che il male è più potente della nostra volontà, al punto che la vita di ogni essere umano è segnata dal peccato e destinata alla morte (Romani 3:23). Potremmo titolare le parole ai Romani come “le confessioni di Paolo”, il quale denuncia una situazione di disagio profondo e di una “costrizione” verso il male, familiare ad ogni essere umano. Personalmente vivo questo dramma quotidianamente, riscoprendomi costantemente in lotta con la mia volontà più profonda. E non penso di essere il solo a vivere questo dilemma tra il fare il male e non realizzare il bene. Ma perché questa lotta impari? Perché le mie membra fanno fatica a seguire la volontà insita nel mio cuore e nel mio spirito? La ragione potrebbe essere semplice. Siccome sono una persona, il corpo che mi porto addosso è il frutto di un percorso condizionato da tante realtà esterne che spesso prendono il sopravvento: un corpo di morte abitato dal peccato (vv. 20-22). É come se vi fosse una divisione interiore tra il desiderio di fare il bene e l’incapacità di farlo realmente.
Eppure, di fronte a questa situazione, Paolo non alza bandiera bianca, cadendo nel pessimismo. Anzi, non si lascia vincere dall’inevitabilità del male, abdicando ogni possibile cambiamento, ma, una volta compreso che non può riuscirci da solo, si affida a Cristo che lo può liberare. Altrimenti la Legge ci schiaccia, ci lascia senza scampo. C’è Qualcuno che ci può liberare da questa situazione di morte, c’è un Salvatore capace di sconfiggere il male che conduce alla morte. Non disperare! Siamo all’interno di un combattimento spirituale dove il tentatore cerca di confonderci (Efesi 6:12; 1 Pietro 5:8), di allontanarci da Dio e dalla via del bene, istigando la nostra debole carne (Matteo 14:38; 26:41). Non perdiamoci d’animo se avvertiamo delle resistenze a fare il bene: sono segno che stiamo combattendo contro l’avversario, che il Signore ha già sconfitto nella sua morte e risurrezione. La buona notizia è che non siamo da soli, perché un Consolatore ci è stato mandato. Abbiamo lo Spirito santo che ci aiuta e sostiene, e che dobbiamo chiedere al Padre ogni giorno affinché ci guidi in ogni verità. Alimentiamo questa relazione affinché crescano e maturino in noi i frutti dello Spirito, gli unici a darci l’esatta condizione della nostra carne. E non sottovalutiamo l’aiuto della Parola che genera in noi gli stessi sentimenti, gli stessi pensieri e lo stesso amore di Gesù. Sforziamoci di conformare la nostra volontà a quella del Padre celeste (Matteo 6:10; Luca 22:42).
Piano di lettura settimanale
della Bibbia n. 13
24 marzo Giosuè 16-18; Luca 2:1-24
25 marzo Giosuè 19-21; Luca 2:25-52
26 marzo Giosuè 22-24; Luca 3
27 marzo Giudici 1-3; Luca 4:1-30
28 marzo Giudici 4-6; Luca 4:31-44
29 marzo Giudici 7-8; Luca 5:1-16
30 marzo Giudici 9-10; Luca 5:17-39
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