Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola di Dio.
Luca 4:4b
Come ogni festa degna di tale nome anche la Pasqua è accompagnata da una serie di pietanze che se da un lato cercano di comunicare i significati ad essa legati, sulla tavola appaiono come una specie di trionfo. Rinchiusi in casa, per molti la cucina è diventata un altare. Quest’anno però questo aspetto passerà in secondo piano, e per lo stato generale probabilmente (lo spero vivamente) ci si concentrerà maggiormente sul Cristo, la sua morte e resurrezione, proprio come scriveva l’apostolo Paolo: “la nostra pasqua infatti, cioè Cristo, è stata immolata per noi. Celebriamo perciò la festa non con vecchio lievito, né con lievito di malvagità e di malizia, ma con azzimi di sincerità e di verità” (1Corinzi 5:7-8). Sarà difficile da accettare, ma la sofferenza tira fuori da ognuno “la sincerità e la verità”. Gesù è l’Agnello di Dio, immolato per i peccati dell’umanità, e per la sua morte e resurrezione, chiunque crede in Lui può nascere di nuovo (rivivere). Per mezzo del Suo corpo spezzato per noi possiamo essere cibati della Parola di Dio. Non vi è altro alimento per la nostra fede, in giorni così difficili. Guardare alla pasqua come resurrezione e proiezione finale della nostra esistenza?
“Io vi dico: in quella notte, due saranno in un letto; l'uno sarà preso, e l'altro lasciato” (Luca 17:34). Sì, lo so. Si tratta di un testo collegato al ritorno del Signore. Ma quante volte abbiamo detto che Egli può "tornare" anche a prenderci singolarmente? In questi giorni di pandemia, ringraziamo Dio per quanti sono in buona salute, ma stiamo vedendo tanti (anche tra i credenti e gli stessi servitori) duramente combattere contro la malattia, e purtroppo non tutti ce la fanno. È vero, (come dubitare?), che la nostra vita appartiene al Signore e qualunque cosa accada (o Egli stabilisca) saremo al sicuro nelle sue mani. Umanamente fa male però elaborare il fatto che "uno è preso, e l'altro lasciato". Se il dolore e lo sconforto tramortisce alla notizia di chi è preso, a tal punto da ridurre la gioia per chi è stato lasciato e ha fatto ritorno a casa, vuol dire che la nostra fede non è adeguata? Troppo piccoli i miei pensieri per sfiorare cosa arbitri il vivere e il morire. Penso che la ricchezza dell'essere umano è proprio nei sentimenti che riusciamo a provare, nelle lacrime che rigano i volti, nelle fitte che stringono il petto. Non puoi gioire se accanto a te hai chi soffre e piange. La Pasqua (cristiana) dovrebbe favorire almeno un sentito ricordo dell’opera di redenzione compiuta da Gesù attraverso la sua morte e resurrezione. La sofferenza favorisce un grido di liberazione, sospinge i nostri passi ai piedi della croce e costringe i nostri occhi a guardare oltre il presente, tende le nostre anime all’eternità.
Personalmente vorrei tanto che da questa domenica qualcosa cambiasse. Dopo la resurrezione, i discepoli rimasero sconcertati ma … «la sera di quello stesso giorno, … Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e disse: “Pace a voi!”» (Giovanni 20:19). L’arrivo del Cristo risorto è accompagnato dalla pace. Mentre il gruppo originario dei credenti è spaurito e intimorito, rintanato, Gesù taglia la tensione e spazza la paura: “Pace a voi”. Alla visione delle sue ferite, e quindi avendolo riconosciuto, “i discepoli si rallegrarono”. L’incontro con il Risorto reca pace, si fonda sulla pace, richiede pace. Al timore spazzato dalla pace, segue poi l’allegria. Se Gesù mostrò i segni nelle mani, io vorrei abbracciare tutti quelli che stanno lasciando un proprio caro andare via in una solitudine che non ha pari neanche al Golgota, che non potranno rendere le dovute celebrazioni, ma deporre quel corpo quasi nel segreto. A voi, cari amici (fratelli e sorelle in Cristo), la certezza biblica che in quelle "tende" nulla è più, perché chi ha lasciato questo terrestre albergo è ora alla presenza del proprio Dio. Non ho altra consolazione. A chi resta l’onere di conservarne la memoria, con la gioia che ci hanno solamente preceduto, ed anche per loro la sfida di continuare a girare la macina o a coltivare il campo dove noi siamo stati invece lasciati. Gli ebrei in Egitto, dopo la Pasqua si misero in viaggio. Possa lo Spirito sospingere i credenti di oggi facendo ancora una volta echeggiare le parole di Gesù: “Io mando voi!”.
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Devotional 16/2020
Piano di lettura settimanale della Bibbia
13 aprile 1Samuele 25-26; Luca 12:32-59
14 aprile 1Samuele 27-29; Luca 13:1-22
15 aprile 1Samuele 30-31; Luca 13:23-35
16 aprile 2Samuele 1-2; Luca 14:1-24
17 aprile 2Samuele 3-5; Luca 14:25-35
18 aprile 2Samuele 6-8; Luca 15:1-10
19 aprile 2Samuele 9-11; Luca 15:11-32
Foto di Henrik Jensen, https://freeimages.com
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